Il 15 luglio è una tappa fondamentale nella lotta di tutta la
città contro la proposta di raddoppio ferroviario di Rete ferrovie italiane
(Rfi). A quella data Rfi dovrà presentare la valutazione comparata delle due
proposte, la propria, quella contestata perché devasterebbe il nostro centro
storico e la costa, e quella elaborata dall'ufficio del piano regolatore del!
Comune e condivisa dalla sovrintendenza, dagli ordini degli Architetti e degli
Ingegneri, dall'Ance, dalle associazioni ambientaliste e culturali catanesi e
adesso da tutti i club services di città. La comparazione non potrà essere
soltanto economica perché è acclarato che l'ipotesi voluta da tutta la
cittadinanza è più costosa ed incide per 130 milioni in più. Il problema,
dunque, va affrontato in termini più ampi e complessi.
Ricordiamo che la proposta di Rfi prevede l'interramento dell'attuale stazione centrale che dovrebbe essere realizzata a nove metri di profondità rispetto alla quota attuale. Da qui poi il doppio binario dovrebbe risalire sugli Archi della Marina attraverso una sorta di rampa parallela al «passiatore» che ne deturperebbe l'affaccio sul mare. Per limitare il forte impatto acustico, poi, sul viadotto è prevista la realizzazione di una calotta di plexiglas alta sette metri che scempierebbe il prospetto della città barocca cancellando dalla vista le! splendide facciate a mare di palazzo Biscari e dell'Arcivescovado. Poi, all'altezza delle pescheria il raddoppio dell'attuale binario unico implica lo sventramento di una parte preziosa della città romana e di quella ricostruita dopo l'eruzione del 1669 e il terremoto del 1693. E cioè piazza Currò, a ridosso delle terme romane dell'Indirizzo, mentre lungo via Zurria salterebbe un'altra parte delle mura di Carlo V e interi palazzi della città antica e così pure a ridosso di piazza Federico di Svevia dove è altamente probabile che gli scavi intercettino resti archeologici. Infine, all'arrivo alla stazione di Acquicella sarebbero rasi al suolo interi isolati. Una devastazione, una ferita ai progetti di valorizzazione del «fronte mare» e alla tutela della città Barocca dichiarata dall'Unesco patrimonio dell'umanità. L'ennesima imposizione alla città che già nell'Ottocento si era opposta al progetto di realizzazione della ferrovia lungo la costa.
La proposta dell'ufficio del piano regolatore, sostenuta all'unanimità da tutta la cittadinanza, prevede, invece, il totale interramento della ferrovia che dalla stazione centrale dovrebbe correre sottoterra lungo il fronte del porto, davanti alla Capitaneria, e procedere fino ad intercettare le lave del 1669 nell'area di San Cristoforo dove, a quelle quote, è certo che non si troverà alcun resto archeologico, e da lì continuare fino ad Acquicella.
Il 15 luglio la valutazione comparata dei due progetti sarà presentata all'assessore regionale alle Infrastrutture Nino Bartolotta in vista della tappa cruciale del 31 ottobre quando la cabina di regia del Cis (il «Comitato interministeriale tecnico» della Presidenza del Consiglio deputato ad occuparsi delle grandi opere) deciderà il da farsi. Per questo sabato scorso i rappresentanti di tutti i club services e di Libera si sono incontrati con la sovrintendente Vera Greco nella chiesa di San Francesco Borgia per confermare la comune determinazione ad evitare lo scempio del nostro centro storico. Di qui la richiesta al neosindaco Bianco di fare propria questa battaglia già sostenuta ! da Stancanelli e di invitare a Catania, prima del 15 luglio, una deputazione dell'Ars perché chi dovrà decidere guardi con i propri occhi cosa significherebbe attuare il progetto che Rfi vorrebbe imporre. Nel febbraio scorso una delegazione catanese guidata dalla sovrintendente mostrò all'assessore Bartolotta un power point che mostrava gli effetti di questi eventuali lavori, ma verificare sul posto ha tutto un altro impatto. Il presidente della Regione Crocetta ha firmato l'accordo con lo Stato relativamente a tutto il corridoio europeo Messina-Palermo che in origine sarebbe dovuto passare lungo la dorsale tirrenica, soluzione poi scartata per la precarietà dei suoli e per gli alti costi. Di qui il ripiegamento sul percorso Catania-Palermo. Un'opera enorme per una spesa di oltre 2.000 miliardi, rispetto alla quale i 132 milioni in più necessari per la variante proposta dall'ufficio del piano sono un costo accettabile.
Rete ferrovie italiane sostiene di disporre subito ! soltanto di 116 milioni dei 500 assegnati dal Cipe per il raddoppio ferroviario di Catania e che con questa somma può realizzare soltanto il tratto Zurria-Acquicella, riservandosi di fare in un secondo momento quello Europa-Zurria. L'ipotesi alternativa, invece, presuppone che tutta l'opera sia portata avanti contestualmente e non spezzettata in due tratte una delle quali peraltro, l'interramento della stazione, potrebbe saltare del tutto dal momento che in questo tratto il doppio binario c'è già. Così Catania subirebbe oltre al danno le beffe. Per questo la sovrintendenza, le associazioni, gli ordini e i club services chiedono all'amministrazione Bianco di prendere posizione subito e di convincere la Regione perché la questione è tutta politica.
Ricordiamo che la proposta di Rfi prevede l'interramento dell'attuale stazione centrale che dovrebbe essere realizzata a nove metri di profondità rispetto alla quota attuale. Da qui poi il doppio binario dovrebbe risalire sugli Archi della Marina attraverso una sorta di rampa parallela al «passiatore» che ne deturperebbe l'affaccio sul mare. Per limitare il forte impatto acustico, poi, sul viadotto è prevista la realizzazione di una calotta di plexiglas alta sette metri che scempierebbe il prospetto della città barocca cancellando dalla vista le! splendide facciate a mare di palazzo Biscari e dell'Arcivescovado. Poi, all'altezza delle pescheria il raddoppio dell'attuale binario unico implica lo sventramento di una parte preziosa della città romana e di quella ricostruita dopo l'eruzione del 1669 e il terremoto del 1693. E cioè piazza Currò, a ridosso delle terme romane dell'Indirizzo, mentre lungo via Zurria salterebbe un'altra parte delle mura di Carlo V e interi palazzi della città antica e così pure a ridosso di piazza Federico di Svevia dove è altamente probabile che gli scavi intercettino resti archeologici. Infine, all'arrivo alla stazione di Acquicella sarebbero rasi al suolo interi isolati. Una devastazione, una ferita ai progetti di valorizzazione del «fronte mare» e alla tutela della città Barocca dichiarata dall'Unesco patrimonio dell'umanità. L'ennesima imposizione alla città che già nell'Ottocento si era opposta al progetto di realizzazione della ferrovia lungo la costa.
La proposta dell'ufficio del piano regolatore, sostenuta all'unanimità da tutta la cittadinanza, prevede, invece, il totale interramento della ferrovia che dalla stazione centrale dovrebbe correre sottoterra lungo il fronte del porto, davanti alla Capitaneria, e procedere fino ad intercettare le lave del 1669 nell'area di San Cristoforo dove, a quelle quote, è certo che non si troverà alcun resto archeologico, e da lì continuare fino ad Acquicella.
Il 15 luglio la valutazione comparata dei due progetti sarà presentata all'assessore regionale alle Infrastrutture Nino Bartolotta in vista della tappa cruciale del 31 ottobre quando la cabina di regia del Cis (il «Comitato interministeriale tecnico» della Presidenza del Consiglio deputato ad occuparsi delle grandi opere) deciderà il da farsi. Per questo sabato scorso i rappresentanti di tutti i club services e di Libera si sono incontrati con la sovrintendente Vera Greco nella chiesa di San Francesco Borgia per confermare la comune determinazione ad evitare lo scempio del nostro centro storico. Di qui la richiesta al neosindaco Bianco di fare propria questa battaglia già sostenuta ! da Stancanelli e di invitare a Catania, prima del 15 luglio, una deputazione dell'Ars perché chi dovrà decidere guardi con i propri occhi cosa significherebbe attuare il progetto che Rfi vorrebbe imporre. Nel febbraio scorso una delegazione catanese guidata dalla sovrintendente mostrò all'assessore Bartolotta un power point che mostrava gli effetti di questi eventuali lavori, ma verificare sul posto ha tutto un altro impatto. Il presidente della Regione Crocetta ha firmato l'accordo con lo Stato relativamente a tutto il corridoio europeo Messina-Palermo che in origine sarebbe dovuto passare lungo la dorsale tirrenica, soluzione poi scartata per la precarietà dei suoli e per gli alti costi. Di qui il ripiegamento sul percorso Catania-Palermo. Un'opera enorme per una spesa di oltre 2.000 miliardi, rispetto alla quale i 132 milioni in più necessari per la variante proposta dall'ufficio del piano sono un costo accettabile.
Rete ferrovie italiane sostiene di disporre subito ! soltanto di 116 milioni dei 500 assegnati dal Cipe per il raddoppio ferroviario di Catania e che con questa somma può realizzare soltanto il tratto Zurria-Acquicella, riservandosi di fare in un secondo momento quello Europa-Zurria. L'ipotesi alternativa, invece, presuppone che tutta l'opera sia portata avanti contestualmente e non spezzettata in due tratte una delle quali peraltro, l'interramento della stazione, potrebbe saltare del tutto dal momento che in questo tratto il doppio binario c'è già. Così Catania subirebbe oltre al danno le beffe. Per questo la sovrintendenza, le associazioni, gli ordini e i club services chiedono all'amministrazione Bianco di prendere posizione subito e di convincere la Regione perché la questione è tutta politica.
Pinella Leocata
La Sicilia - Lunedì 17 Giugno 2013 Catania (Cronaca) Pagina 33
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