«Sino al
2050 né strade - dice il prof. Russo - né porti, né Ponte, né attraversamento
multimodale dello Stretto». Ci sono
limiti strutturali evidenti: grave cancellare il progetto Ponte e lo stop
silenzioso all'attraversamento multimodale dello Stretto
Catania.
Perplesso, molto perplesso. E, per la verità, a tratti anche sconcertato. Molto
sconcertato. Dal silenzio che avvolge, e travolge, il futuro della
infrastrutturazione della Sicilia e di buona parte dell'Italia meridionale, che
in buona parte coinvolge anche l'Isola. Un silenzio che suona già come una
beffa per un destino segnato. Il professor Francesco Russo, docente di
Trasporti e Logistica all'Università di Reggio Calabria, aggiorna la sua impietosa analisi su una situazione che si è quasi naturalmente cristallizzata, lasciando chiaramente intravedere il nulla là dove si sperava vi fossero strade, autostrade, ponti, ferrovie, tutto quel che servirebbe a questa terra, dunque al Sud dell'Europa, per cominciare a colmare quel gap secolare che ci divide e ci allontana dal resto del Continente. Il professore aggiorna alla luce dell'agenda dei lavori delle commissioni che per l'Ue si occupano, appunto, di rete dei trasporti.
Trasporti e Logistica all'Università di Reggio Calabria, aggiorna la sua impietosa analisi su una situazione che si è quasi naturalmente cristallizzata, lasciando chiaramente intravedere il nulla là dove si sperava vi fossero strade, autostrade, ponti, ferrovie, tutto quel che servirebbe a questa terra, dunque al Sud dell'Europa, per cominciare a colmare quel gap secolare che ci divide e ci allontana dal resto del Continente. Il professore aggiorna alla luce dell'agenda dei lavori delle commissioni che per l'Ue si occupano, appunto, di rete dei trasporti.
«Dal 16
al 18 ottobre si svolgeranno a Tallin le giornate di lavoro sulle reti europee
di trasporto. Vorrei ricordare questo appuntamento alla Regione Siciliana, ai
responsabili di Ferrovie dello Stato e Rfi, al Cas, all'Anas. Non saranno
giornate dedicate soltanto a discussioni, ma potrebbero essere determinanti
perché a seguire dovrebbe arrivare l'approvazione da parte del Parlamento
europeo di quel piano che ci vede fortemente penalizzati come Sicilia. Anzi, di
fatto, inesistenti. Se, come ha detto il Commissario europeo per i Trasporti,
Siim Kallas, ancora siamo solo ad un accordo di massima tra Commissione e
Parlamento e si attende che i governi dei Paesi dicano la loro prima di
arrivare all'accordo formale, allora è adesso, e non dopo, che possiamo far
sentire la nostra voce. E l'opposizione ad un programma che ci vede esclusi».
Spiega
il prof. Russo che siamo in sostanza tagliati fuori sia dalla rete portante
europea, la cosiddetta "rete core" sia dalla rete di secondo livello,
definita "comprehensive", organica. Tutti i fondi europei 2014-2020
saranno spesi sulla rete "core", mentre òa rete di secondo livello
sarà finanziata con i fondi degli Stati membri.
«I
documenti che abbiamo dicono chiaramente che ci sono gravi limiti per Sud
Italia e Sicilia: limiti strutturali, limiti della rete "core",
limiti della "comprehensive". I limiti strutturali possiamo riassumerli
in due gravi cancellature: l'attraversamento dello Stretto (né Ponte né
alternative multimodali), e Autostrade del mare. I limiti della
"core" sono tanti. Cito per il comparto ferroviario il fatto che la
Bari-Napoli diventerà high speed, mentre la Salerno-Messina-Catania-Palermo
sarà sino al 2030 (ma più probabilmente sino al 2050), conventional rail. Su
questo l'Europa dovrebbe dare chiarimenti a questa parte d'Italia, ma
dovrebbero darne anche Raffaele Lombardo e Rosario Crocetta, perché sino all'anno
scorso tutti dicevano che, dopo l'intervento della Regione, il corridoio
Nord-Sud non avrebbe deviato a Napoli, ma sarebbe arrivato a Reggio e Palermo.
Infatti».
Infatti.
Molto ironico e molto amaro. Il prof. Russo aggiunge dati e valutazioni
tecniche che sono già agli atti, anche per la "comprehensive": la rete ferroviaria passeggeri non prevede collegamenti nell'area del Mediterraneo, cioè tra Ragusa, Gela, Agrigento. La rete autostradale non sono previste Catania-Ragusa, Catania-Gela, Nord-Sud, Agrigento-Palermo. Tra gli aeroporti, polemica già affrontata, Catania è solo "comprehensive", Comiso "runway".
tecniche che sono già agli atti, anche per la "comprehensive": la rete ferroviaria passeggeri non prevede collegamenti nell'area del Mediterraneo, cioè tra Ragusa, Gela, Agrigento. La rete autostradale non sono previste Catania-Ragusa, Catania-Gela, Nord-Sud, Agrigento-Palermo. Tra gli aeroporti, polemica già affrontata, Catania è solo "comprehensive", Comiso "runway".
«A
questo punto c'è da chiedersi chi dovrebbe intervenire per porre rimedio in
tempo a questo deficit. Certo non lo farà Bruxelles, che ha già deciso. Quindi
toccherebbe a Palermo in primis e al governo nazionale a seguire o
contestualmente. Ma anche Comuni e Province dovrebbero farsi sentire».
Invece,
stando agli inviti uffficiali e agli annunci, a Tallin non dovrebbe esserci
nessuno a sostenere le ragioni della Sicilia, quanto meno non le istituzioni
che il professore chiama a raccolta. Ma bisognerebbe anche capire, invece, chi
sarà a Tallin. Per esempio? Paolo Costa, ex sindaco di Venezia e attuale
presidente dell'autorità portuale di quella città. Mario Togliani, che
rappresenterà il Ministero dei Trasporti, che è però anche presidente del
Registro Navale di Genova. E Lorenzo Forcieri, presidente dell'Autorità portuale
di La Spezia. Chi volete che pensi ad Augusta? Chi a Pozzallo? Chi a quel piano
B che nel 2003 era stato elaborato come alternativa al Ponte sullo Stretto di
Messina. A proposito: che fine ha fatto, appunto, l'attarversamento
multimodale? Se lo chiede il professor Russo.
«Già,
che fine ha fatto? Eppure, considerato che l'Europa e l'Italia ad oggi hanno
bocciato l'idea del Ponte, non sarebbe stato giusto prendere immediatamente in
considerazione quel progetto? Certo che sì, anche perché c'era un investimento
di circa 2 miliardi che prevedeva nuovi approdi a Villa San Giovanni e una
bretella con il raccordo della A3. Altri approdi a Messina a Tremestieri, dove
oggi ce ne sono solo due, ma ne funziona appena uno. E poi l'impegno per nuovi
traghetti capaci di caricare i treni senza dovere perdere tempo a tagliare e
rimontare. Aggiungo che, volendo fare i conti anche con le ricadute
occupazionali, questi interventi prevedevano un incremento di altri 400
lavoratori da aggiungere all'impegno fisso dei 1200 che operano nello Stretto
oggi». Attraversamento multimodale, che fine ha fatto? Se lo chiede il prof.
Russo, se lo chiedono ogni giorno centinaia di camionisti che, al 70%, passano
lo Stretto provenenti dalle province di Ragusa, Siracusa e Catania, pagando un
prezzo sempre più alto e la perdita progressiva di competitività con il resto
d'Europa. Quella che festeggerà a Tallin la prossima settimana gli anni a
venire della grande infrastrutturazione. Bella roba, ma solo per loro.
Andrea
Lodato
La Sicilia - Sabato 12
Ottobre 2013 - Il Fatto, pagina 3