Caltagirone.
Due anni e otto mesi fa cedeva crollando sulla S.P. 39 che collega la città di Caltagirone con Niscemi
il ponte della ferrovia Caltagirone-Gela e, da allora, tutto sembra essere in
standby come in un fermo immagine di un film.
Non
importa se i treni non viaggiano più verso Gela, non importa se i
pendolari sono costretti a rinunciare al treno ed usare la propria auto per
andare a lavoro o a scuola. Sono ancora molti i lavoratori pendolari che da
questi territori Caltagirone, Niscemi si riversano verso il petrolchimico
di Gela. Non importa a nessuno se il trasporto di materiale altamente
pericoloso prima si spostava nelle più sicure reti ferroviarie mentre
adesso viaggia su gommato andando ad incrementare il già saturo trasporto
viario. L’occasione del crollo del ponte è stata di sicuro la scusa per
ridurre all’osso il numero di treni che collegano Gela e Caltagirone con
Catania. Ad oggi sono solo due i treni regionali che collegano le due
città, il resto avviene con due/tre bus-sostitutivi che impiegano oltre le
2 ore. I pendolari del calatino e del nisseno non chiedono molto, vorrebbero
essere messi in condizione di poter viaggiare in treno almeno aver assicurato quel minimo di servizi che lo
Stato dovrebbe garantire ai propri cittadini. Si richiede, cosa che faremo
assieme ai sindaci di Caltagirone, Niscemi e Gela, un immediato incontro con i
dirigenti di Rete ferroviaria italiana e con i dirigenti dell’assessorato
regionale alle infrastrutture per capire, una volta per tutte, cosa si voglia
fare di questa importante tratta ferroviaria a servizio delle due provincie
Catania e Caltanissetta; oggi più che mai, alla luce dei lavori di rimozione delle
strutture e apparati sistema GSM-R tratta ferroviaria AVELLINO-ROCCHETTA E
CALTAGIRONE-GELA” per un importo di 803.000 euro iva esclusa, peraltro già
appaltati.
Tutto passa
sotto silenzio, ieri abbiamo voluto allertare con una lettera a mezzo Pec il
governatore Crocetta, l’Assessore Bartolotta, il dirigente generale alle
infrastrutture e i sindaci dei Comuni di Caltagirone, Niscemi e Gela affinchè
tutti assieme chiediamo con forza la riapertura di questa tratta ferroviaria
importante ed evitare la definitiva chiusura visti gli ingenti investimenti
fatti da Rete ferroviaria italiana nell’ultimo decennio. L’eventuale chiusura
della tratta ferroviaria sarebbe da addossare alla scarsa attenzione che la
nostra classe politica presta alle esigenze ed ai bisogni dei propri territori.
Ai siciliani non servono le grandi e faraoniche infrastrutture ma servono
questi modesti interventi a salvaguardia della mobilità, in considerazione del
fatto che, ad oggi, delle grandi opere infrastrutturali sono rimaste solo fiumi
di parole e di inchiostro.
Giosuè
Malaponti - Presidente Comitato Pendolari Siciliani