
Il blog raccoglie informazioni sul trasporto pubblico in genere, ed in maniera approfondita sul trasporto e le infrastrutture ferroviarie siciliane. Tutti i pendolari che si muovono in Sicilia con il treno possono segnalare disservizi, disagi, e/o suggerimenti sul nostro sito www.comitatopendolari.it, per migliorare le condizioni di trasporto. COLLABORA ANCHE TU...PER UN SERVIZIO MIGLIORE
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mercoledì 27 novembre 2013
lunedì 25 novembre 2013
Declassamento di Fontanarossa, politici assenti nelle fasi cruciali
La triste e grave vicenda del declassamento
dell'aeroporto catanese è emblematica del comportamento a dir poco inadeguato
dell'intera classe politico-dirigenziale locale, che non dimostra di avere
coscienza dei doveri che ha nei confronti degli elettori che li hanno delegati
a rappresentare e a difendere i legittimi interessi territoriali
La triste e grave vicenda del declassamento dell'aeroporto catanese è emblematica del comportamento a dir poco inadeguato dell'intera classe politico-dirigenziale locale, che non dimostra di avere coscienza dei doveri che ha nei confronti degli elettori che li hanno delegati a rappresentare e a difendere i legittimi interessi territoriali.
Probabilmente erano distratti dagli interessi del proprio personale "particulare" o forse non hanno valutato l'importanza per la città, il suo hinterland e per l'intera Sicilia orientale, di un aeroporto adeguato alle esigenze del moderno traffico aereo volano di sviluppo economico, per il provincialismo che caratterizza buona parte dei politici locali. Che senso ha quindi alzare la voce ora a misfatto compiuto se non quello di una presa in giro?
Dov'erano i politici locali anni addietro quando già si conosceva l'orientamento di Bruxelles? Dov'erano mentre a Tallin si sanciva l'esclusione di Catania dalle rete "core"? A qualcuno manca il senso del ridicolo.
Desidero ora offrire una testimonianza personale che però amplia il discorso retroattivamente a mezzo secolo addietro.
Chi scrive nei primi anni '60 era giovane Ufficiale medico a Fontanarossa e Sigonella, amico di molti piloti che già allora giudicavano alquanto corta la pista di Fontanarossa, in specie se l'atterraggio avveniva dall'entroterra (se non ricordo male testata 26) perché l'esistenza della ferrovia costringeva l'aereo nel corto finale a presentarsi più alto in quota per motivi di sicurezza, atterrando quindi al di là della testata propriamente detta accorciando di fatto la pista di ulteriori 250-300 metri.
Il problema quindi "in nuce" lo si conosceva 50 anni fa e da allora si parla, sino ai nostri giorni di interramento della ferrovia, di prolungamento della pista o addirittura di una seconda pista. E in cinquanta anni cosa siamo riusciti a fare?
Viene quasi di concedere le attenuanti alla classe politica attuale e di attribuire la maggior parte della colpa al nostro essere siciliani che, come dice il Principe di Salina, odiano il "fare".
Molto meglio rimestare l' acqua nel mortaio delle chiacchiere.
Gaetano Fusco - La Sicilia - Domenica 24 Novembre 2013 Catania (Cronaca) Pagina 36
La triste e grave vicenda del declassamento dell'aeroporto catanese è emblematica del comportamento a dir poco inadeguato dell'intera classe politico-dirigenziale locale, che non dimostra di avere coscienza dei doveri che ha nei confronti degli elettori che li hanno delegati a rappresentare e a difendere i legittimi interessi territoriali.
Probabilmente erano distratti dagli interessi del proprio personale "particulare" o forse non hanno valutato l'importanza per la città, il suo hinterland e per l'intera Sicilia orientale, di un aeroporto adeguato alle esigenze del moderno traffico aereo volano di sviluppo economico, per il provincialismo che caratterizza buona parte dei politici locali. Che senso ha quindi alzare la voce ora a misfatto compiuto se non quello di una presa in giro?
Dov'erano i politici locali anni addietro quando già si conosceva l'orientamento di Bruxelles? Dov'erano mentre a Tallin si sanciva l'esclusione di Catania dalle rete "core"? A qualcuno manca il senso del ridicolo.
Desidero ora offrire una testimonianza personale che però amplia il discorso retroattivamente a mezzo secolo addietro.
Chi scrive nei primi anni '60 era giovane Ufficiale medico a Fontanarossa e Sigonella, amico di molti piloti che già allora giudicavano alquanto corta la pista di Fontanarossa, in specie se l'atterraggio avveniva dall'entroterra (se non ricordo male testata 26) perché l'esistenza della ferrovia costringeva l'aereo nel corto finale a presentarsi più alto in quota per motivi di sicurezza, atterrando quindi al di là della testata propriamente detta accorciando di fatto la pista di ulteriori 250-300 metri.
Il problema quindi "in nuce" lo si conosceva 50 anni fa e da allora si parla, sino ai nostri giorni di interramento della ferrovia, di prolungamento della pista o addirittura di una seconda pista. E in cinquanta anni cosa siamo riusciti a fare?
Viene quasi di concedere le attenuanti alla classe politica attuale e di attribuire la maggior parte della colpa al nostro essere siciliani che, come dice il Principe di Salina, odiano il "fare".
Molto meglio rimestare l' acqua nel mortaio delle chiacchiere.
Gaetano Fusco - La Sicilia - Domenica 24 Novembre 2013 Catania (Cronaca) Pagina 36
sabato 23 novembre 2013
Non c’è da stupirsi dell’esclusione dai finanziamenti dell'aeroporto di Fontanarossa dalla rete Ten-T
Esattamente
un mese fa aveva lanciato l’allarme, dalle pagine del quotidiano La Sicilia, il
prof. Francesco Russo, docente di trasporti e logistica all'Università di
Reggio Calabria. Il professore nella sua disamina, rappresentava la realtà che
da anni ci tiene fuori da quello che è lo sviluppo delle infrastrutture in
Sicilia: niente ponte, ma nemmeno strade, porti, ferrovie, alta velocità. A
Tallin dal 16 al 18 del mese di ottobre si discuteva delle reti europee di
trasporto. Occorre saper se la nostra Regione è stata rappresentata o, meglio,
se l'Italia, che sicuramente sarà stata presente, ha cercato di fare apportare
delle modifiche a un piano che, come accennato, sembrava destinato a penalizzarci.
Come previsto di certo si è salvata l’alta velocità sulla Napoli-Bari ed oltre
il vuoto. Premesso questo, quindi, non c’è
da meravigliarsi per l’esclusione
dell’aeroporto di Fontanarossa dalla rete Core Network Ten-T.
Di certo
qualcosa non è andata per il verso giusto e di questo dovrebbero interrogarsi i
nostri politici siciliani a Bruxelles a Roma e a Palermo.
Non c’è
quindi da stupirsi dell’esclusione dai finanziamenti europei 2014-2020, dato il
silenzio della politica, che li ha avvolti e travolti assieme al futuro della
infrastrutturazione della Sicilia.
Un
silenzio, assordante, che tuona come una beffa su un destino già segnato.
Giosuè Malaponti - Comitato Pendolari Siciliani
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martedì 15 ottobre 2013
SICILIA TRA BEFFA E TRAGEDIE. UE, L'ISOLA ESCLUSA DAL SISTEMA TRASPORTI MA APPRODO DI MIGRANTI
Una
beffa, per certi versi amara, per altri tragica. Mentre la Sicilia è
dolorosamente al centro di quei viaggi che attraversano il Mediterraneo e fanno
tappa qui da noi con tragiche conseguenze, fatte di morte, dall'altra parte
apprendiamo, ecco l'amarezza, che l'Isola e con lei una parte del Sud,
rischiano di essere tagliati fuori dalla rete dei trasporti europei. Siamo
utili solo per accogliere i viaggi dei disperati del terzo mondo. Altro che
ponti, strade, ferrovie, porti, solo una semplice e precaria zattera per dei
poveri cristi. Un approdo per le carrette del mare con il loro carico di
dolore.
Se
questa è la triste realtà di oggi, sembra che nulla cambierà nel futuro, dato
che per quanto riguarda i viaggi di una vera speranza di sviluppo, la Sicilia,
secondo l'Europa, non è abilitata ad averli. L'allarme lanciato ieri proprio
sul nostro giornale dal prof. Francesco Russo, docente di trasporti e logistica
all'Università di Reggio Calabria, sembra più che giustificato. Anche perché
registra quella che da anni è la realtà: niente Ponte, tanto fantomatico da non
crederci più, ma nemmeno strade, porti, attraversamento multimodale dello
Stretto. A Tallin dal 16 al 18 di questo mese si discuterà delle reti europee
di trasporto. Un programma che vede ai margini la Sicilia e il Sud. Non
sappiamo ancora se la nostra Regione sarà rappresentata o, meglio, se l'Italia,
che sicuramente sarà presente, cercherà di fare apportare delle varianti a un
piano che, come si è detto, sembra destinato a penalizzarci. Si salverebbe, ma
era già previsto, l'alta velocità sulla Napoli-Bari. Oltre, ci sarà il deserto.
Anzi, rimarrà quel deserto che viviamo da decenni. Avevamo preventivato che con
la realizzazione della Napoli-Bari si sarebbe creato nei trasporti su rotaia,
una specie di «cintura di castità», oltre la quale sarebbe stato considerato
quasi uno stupro alla verginità di un territorio, Stretto di Messina compreso,
che secondo «interessati» ambientalisti nell'anno Duemila dovrebbe rimanere
tale.
La
speranza che qualcosa cambi sembra vana. La nostra classe politica è distratta
da liti che vanno da Roma a Palermo. Incurante del grave stato di crisi del
Paese. A Roma il Pdl si lacera per vedere chi prenderà il testimone
dell'azzoppato Berlusconi. Nel Pd Enrico Letta è assediato da nemici più che da
compagni, con un Renzi in piena transumanza da destra a sinistra, e viceversa,
del suo partito. I Cinque Stelle, che hanno avuto in febbraio un consenso
popolare fatto di gente senza partito, si destabilizzano da soli. A cominciare dal
capo Beppe Grillo. In Sicilia, Crocetta, a sua volta, vivacchia con una
maggioranza che non ha e, quindi, è costretto a continui maldipancia. Viene
spontaneo chiedersi: ma, allora, a Roma come a Palermo, chi ci governa?
Difficile la risposta.
Non
parliamo, poi, dei mass media. La Sicilia per loro fa notizia solo quando ci
sono di mezzo la mafia e, attualmente, i tragici sbarchi di migranti. Con
ecatombe, lacrime, e ipocriti discorsi di solidarietà. Per il resto interessa
poco, tranne statisticamente, l'arrivo di migliaia di uomini, donne e bambini
in cerca di aiuto. Che la Sicilia nel Mediterraneo sia frontiera e crocevia
allo stesso tempo dell'Europa, non lo si vuole capire. Ecco perché, come si è
detto sopra, le infrastrutture di cui necessita l'Isola sono un opzional. Letta
e Barroso arrivano a Lampedusa si inginocchiano, promettono e vanno via.
Passato il dolore tutto tornerà come prima. La Bossi-Fini, certamente occorre
correggerla, ma non deve essere un alibi per non fare niente. La contestata
legge serve solo per fare lunghi dibattiti. Il reato di clandestinità oggi è un
assurdo. Tra l'altro è difficile applicarlo. La procura di Agrigento, ad
esempio, ha dodicimila di queste pratiche, ma difficilmente riuscirà a
evaderle. Del resto, chi condanni? E perché? Perché chiedono aiuto? Addirittura
sono previste delle multe. Ma se quelli che arrivano, hanno, anzi avevano, solo
il denaro per pagare la mafia degli scafisti? Se non c'è la solidarietà di
tutte le nazioni, non solo europee, nel nostro mare i disperati continueranno
ad arrivare e, molti, a morire. Con un'altra beffa, agghiacciante: non siamo
neanche in grado di seppellirli.
Domenico
Tempio
La
Sicilia - Domenica 13 Ottobre 2013 - Prima Pagina, pagina 1
domenica 13 ottobre 2013
Cancellati dalla rete dei trasporti europei
«Sino al
2050 né strade - dice il prof. Russo - né porti, né Ponte, né attraversamento
multimodale dello Stretto». Ci sono
limiti strutturali evidenti: grave cancellare il progetto Ponte e lo stop
silenzioso all'attraversamento multimodale dello Stretto
Catania.
Perplesso, molto perplesso. E, per la verità, a tratti anche sconcertato. Molto
sconcertato. Dal silenzio che avvolge, e travolge, il futuro della
infrastrutturazione della Sicilia e di buona parte dell'Italia meridionale, che
in buona parte coinvolge anche l'Isola. Un silenzio che suona già come una
beffa per un destino segnato. Il professor Francesco Russo, docente di
Trasporti e Logistica all'Università di Reggio Calabria, aggiorna la sua impietosa analisi su una situazione che si è quasi naturalmente cristallizzata, lasciando chiaramente intravedere il nulla là dove si sperava vi fossero strade, autostrade, ponti, ferrovie, tutto quel che servirebbe a questa terra, dunque al Sud dell'Europa, per cominciare a colmare quel gap secolare che ci divide e ci allontana dal resto del Continente. Il professore aggiorna alla luce dell'agenda dei lavori delle commissioni che per l'Ue si occupano, appunto, di rete dei trasporti.
Trasporti e Logistica all'Università di Reggio Calabria, aggiorna la sua impietosa analisi su una situazione che si è quasi naturalmente cristallizzata, lasciando chiaramente intravedere il nulla là dove si sperava vi fossero strade, autostrade, ponti, ferrovie, tutto quel che servirebbe a questa terra, dunque al Sud dell'Europa, per cominciare a colmare quel gap secolare che ci divide e ci allontana dal resto del Continente. Il professore aggiorna alla luce dell'agenda dei lavori delle commissioni che per l'Ue si occupano, appunto, di rete dei trasporti.
«Dal 16
al 18 ottobre si svolgeranno a Tallin le giornate di lavoro sulle reti europee
di trasporto. Vorrei ricordare questo appuntamento alla Regione Siciliana, ai
responsabili di Ferrovie dello Stato e Rfi, al Cas, all'Anas. Non saranno
giornate dedicate soltanto a discussioni, ma potrebbero essere determinanti
perché a seguire dovrebbe arrivare l'approvazione da parte del Parlamento
europeo di quel piano che ci vede fortemente penalizzati come Sicilia. Anzi, di
fatto, inesistenti. Se, come ha detto il Commissario europeo per i Trasporti,
Siim Kallas, ancora siamo solo ad un accordo di massima tra Commissione e
Parlamento e si attende che i governi dei Paesi dicano la loro prima di
arrivare all'accordo formale, allora è adesso, e non dopo, che possiamo far
sentire la nostra voce. E l'opposizione ad un programma che ci vede esclusi».
Spiega
il prof. Russo che siamo in sostanza tagliati fuori sia dalla rete portante
europea, la cosiddetta "rete core" sia dalla rete di secondo livello,
definita "comprehensive", organica. Tutti i fondi europei 2014-2020
saranno spesi sulla rete "core", mentre òa rete di secondo livello
sarà finanziata con i fondi degli Stati membri.
«I
documenti che abbiamo dicono chiaramente che ci sono gravi limiti per Sud
Italia e Sicilia: limiti strutturali, limiti della rete "core",
limiti della "comprehensive". I limiti strutturali possiamo riassumerli
in due gravi cancellature: l'attraversamento dello Stretto (né Ponte né
alternative multimodali), e Autostrade del mare. I limiti della
"core" sono tanti. Cito per il comparto ferroviario il fatto che la
Bari-Napoli diventerà high speed, mentre la Salerno-Messina-Catania-Palermo
sarà sino al 2030 (ma più probabilmente sino al 2050), conventional rail. Su
questo l'Europa dovrebbe dare chiarimenti a questa parte d'Italia, ma
dovrebbero darne anche Raffaele Lombardo e Rosario Crocetta, perché sino all'anno
scorso tutti dicevano che, dopo l'intervento della Regione, il corridoio
Nord-Sud non avrebbe deviato a Napoli, ma sarebbe arrivato a Reggio e Palermo.
Infatti».
Infatti.
Molto ironico e molto amaro. Il prof. Russo aggiunge dati e valutazioni
tecniche che sono già agli atti, anche per la "comprehensive": la rete ferroviaria passeggeri non prevede collegamenti nell'area del Mediterraneo, cioè tra Ragusa, Gela, Agrigento. La rete autostradale non sono previste Catania-Ragusa, Catania-Gela, Nord-Sud, Agrigento-Palermo. Tra gli aeroporti, polemica già affrontata, Catania è solo "comprehensive", Comiso "runway".
tecniche che sono già agli atti, anche per la "comprehensive": la rete ferroviaria passeggeri non prevede collegamenti nell'area del Mediterraneo, cioè tra Ragusa, Gela, Agrigento. La rete autostradale non sono previste Catania-Ragusa, Catania-Gela, Nord-Sud, Agrigento-Palermo. Tra gli aeroporti, polemica già affrontata, Catania è solo "comprehensive", Comiso "runway".
«A
questo punto c'è da chiedersi chi dovrebbe intervenire per porre rimedio in
tempo a questo deficit. Certo non lo farà Bruxelles, che ha già deciso. Quindi
toccherebbe a Palermo in primis e al governo nazionale a seguire o
contestualmente. Ma anche Comuni e Province dovrebbero farsi sentire».
Invece,
stando agli inviti uffficiali e agli annunci, a Tallin non dovrebbe esserci
nessuno a sostenere le ragioni della Sicilia, quanto meno non le istituzioni
che il professore chiama a raccolta. Ma bisognerebbe anche capire, invece, chi
sarà a Tallin. Per esempio? Paolo Costa, ex sindaco di Venezia e attuale
presidente dell'autorità portuale di quella città. Mario Togliani, che
rappresenterà il Ministero dei Trasporti, che è però anche presidente del
Registro Navale di Genova. E Lorenzo Forcieri, presidente dell'Autorità portuale
di La Spezia. Chi volete che pensi ad Augusta? Chi a Pozzallo? Chi a quel piano
B che nel 2003 era stato elaborato come alternativa al Ponte sullo Stretto di
Messina. A proposito: che fine ha fatto, appunto, l'attarversamento
multimodale? Se lo chiede il professor Russo.
«Già,
che fine ha fatto? Eppure, considerato che l'Europa e l'Italia ad oggi hanno
bocciato l'idea del Ponte, non sarebbe stato giusto prendere immediatamente in
considerazione quel progetto? Certo che sì, anche perché c'era un investimento
di circa 2 miliardi che prevedeva nuovi approdi a Villa San Giovanni e una
bretella con il raccordo della A3. Altri approdi a Messina a Tremestieri, dove
oggi ce ne sono solo due, ma ne funziona appena uno. E poi l'impegno per nuovi
traghetti capaci di caricare i treni senza dovere perdere tempo a tagliare e
rimontare. Aggiungo che, volendo fare i conti anche con le ricadute
occupazionali, questi interventi prevedevano un incremento di altri 400
lavoratori da aggiungere all'impegno fisso dei 1200 che operano nello Stretto
oggi». Attraversamento multimodale, che fine ha fatto? Se lo chiede il prof.
Russo, se lo chiedono ogni giorno centinaia di camionisti che, al 70%, passano
lo Stretto provenenti dalle province di Ragusa, Siracusa e Catania, pagando un
prezzo sempre più alto e la perdita progressiva di competitività con il resto
d'Europa. Quella che festeggerà a Tallin la prossima settimana gli anni a
venire della grande infrastrutturazione. Bella roba, ma solo per loro.
Andrea
Lodato
La Sicilia - Sabato 12
Ottobre 2013 - Il Fatto, pagina 3
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