
Il decreto «Sblocca Italia» non è ancora stato varato, ma già divide l'opinione
pubblica tra chi vi ripone enormi aspettative per la ripresa dell'economia,
perché velocizza le procedure fino ad azzerarle, e chi, per lo stesso motivo,
ne è terrorizzato temendo un'irreparabile e definitiva devastazione del
territorio.
In Sicilia la reazione è ancora più articolata perché la Regione vi riponeva
grandi speranze per il riavvio di cantieri e la prosecuzione veloce di
infrattrutture che arrancano e, invece, deve prendere atto che il Governo Renzi
per la nostra terra ha inserito nel provvedimento poche opere già programmate e
iniziate, in particolare la direttrice ferroviaria Palermo-Catania-Messina.
Un'opera che ci interessa da vicino e che, prevedendo il raddoppio della
ferrovia proprio attraverso il centro di Catania, ha provocato una reazione
ferma e indignata della popolazione e delle Giunte Stancanelli e Bianco. Rete
Ferrovie italiane aveva previsto che il secondo binario si sarebbe dovuto
affiancare a quello esistente e dunque che, arrivato alla stazione (interrata a
nove metri sotto l'attuale livello), sarebbe dovuto risalire con un'enorme
rampa in cemento fino agli Archi della Marina per poi interrarsi
progressivamente all'altezza di piazza dell'Indirizzo, facendo saltare
l'ostello, e procedere fino a piazza Federico di Svevia intercettando, e!
devastando, un altro tratto delle mura di Carlo V, i resti archeologici della zona
e molti palazzi settecenteschi e ottocenteschi. Un progetto contro il quale la
città, per una volta unita, si è ribellata chiedendo che Rete ferrovie italiane
attui il percorso alternativo proposto dall'ufficio del piano regolatore.
Progetto che prevede che il doppio binario corra in tunnel dalla stazione fino
al porto, passando sott'acqua davanti alla capitaneria, per poi proseguire fino
ad Acquicella bucando le lave di San Cristoforo. Progetto sostenuto e
caldeggiato dall'amministrazione comunale.
Ora proprio questo è il problema. Il decreto «Sblocca Italia» - che non a caso,
finora, ha il parere contrario del Ministero dei Beni culturali - prevede,
all'articolo 1, che l'amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato abbia
l'ultima parola sui progetti decidendo se accogliere o respingere i pareri
contrari delle altre amministrazioni interessate. Questo significa che neppure
le sovrintendenze potranno respingere un progetto che ritengono incompatibile
con la tutela del territorio e che, in caso di ritrovamenti archeologici non
preventivati, non potranno più imporre alle imprese il modo di tutelare e
valorizzare le nuove scoperte. Non solo. Se non daranno la loro autorizzazione
paesaggistica ad un progetto entro due mesi - ed è difficile con gli attuali
organici sguarniti - varrà il principio del silenzio-assenso. E via
liberalizzando, incluso l'azzeramento delle autorizzazioni per i pali delle
reti a banda larga, per le torri eoliche e gli impianti fotovoltaici e a
biomasse. Insomma un decreto ad alto rischio.
Ma il sindaco Bianco, per quanto riguarda il raddoppio ferroviario,
tranquillizza la città. «Il progetto su cui c'è l'accordo della Regione è
quello alternativo che prevede l'interramento lungo la costa. Quello originario
delle Ferrovie è stato rigettato nella conferenza dei servizi che si è tenuta a
Catania e poi nella riunione del Cis (il comitato interministeriale che ha il
compito di valutare i pro! getti). Da ultimo, la settimana scorsa, anche
l'assessore regionale alle Infrastrutture Nico Torrisi, in conferenza dei
servizi, ha preso atto che c'è un unico percorso condiviso: quello alternativo
allo sventramento del centro di città su cui concordano la Regione, il
ministero dello Sviluppo economico, il Comune di Catania, per la parte che gli
compete, e anche Rete ferrovie italiane che prima aveva un atteggiamento
riluttante». E conclude. «Io sono tranquillo, ma, comunque, è bene stare
attenti. Il coltello lo metto tra i denti».
Pinella
Leocata
La Sicilia - Lunedì 08
Settembre 2014 Catania(Cronaca)Pagina 12