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mercoledì 9 ottobre 2019

I Pendolari Siciliani: La cura del ferro che la Sicilia aspetta da anni


Nel corso di questi anni abbiamo constatato che la Sicilia, anno dopo anno e treno dopo treno è stata sempre più isolata ed allontanata dal resto d’Italia. Già nel 2009 veniva operato il primo taglio dei treni del trasporto universale da e per il nord, lasciando appena cinque coppie di treni, di cui quattro su Roma e uno su Milano. E puntualmente si ripresenta lo spettro del completo azzeramento dei treni della passeggeri che dalla Sicilia traghettano per raggiungere il continente. La totale assenza di una programmazione regionale dei trasporti ed una disattenta attività politica ed economica del territorio, ha permesso che si perpetrassero questi continui tagli ad un servizio ferroviario che costituisce per la Sicilia ed i Siciliani, l’unico mezzo di collegamento tra l’Isola ed il continente “Italia”. La nostra regione aspetta ancora di vedere i risultati infrastrutturali del Piano per il Sud, del Decreto del Fare, dello Sblocca Italia, del Patto per il Sud. La nostra Sicilia “ANEMICA” dall’Unità d’Italia aspetta ancora quella tanto decantata e acclarata “Cura del ferro” dal ministro Lupi, Delrio e Toninelli. Cura del Ferro che alla neo ministra del Mit, on.le De Micheli, non interessa più, visto che intende agire in una prospettiva prevalentemente commerciale, concentrando le risorse delle infrastrutture ferroviarie sui collegamenti tra i porti. Porti che sino a ieri erano collegati con le ferrovie, giacchè negli ultimi trent’anni queste infrastrutture sono state abbandonate al loro crudele destino, oggi richiederebbero investimenti di miliardi di euro per la loro ricostruzione. Risorse che dovrebbero essere utilizzate per problemi più urgenti, come nel caso della Sicilia, che ha appena 200 km di ferrovia in doppio binario su circa 1.400 km, e presenta gravi disfunzioni che condizionano in modo importante la vita dei pendolari e lo sviluppo sociale, economico e turistico. Quindi, sulla base della nuova invenzione della ministra De Micheli deduciamo che, in Sicilia, dovremo cambiare le nostre abitudini di viaggio adoperando le navi per raggiungere le nostre città passando per le infrastrutture ferroviarie dei porti. Mentre noi siciliani, a differenza di Gesù che camminò sulle acque del Mar di Galilea, cammineremo sulle acque dello Stretto per raggiungere il “continente Italia”.  In queste ultime settimane si è fatto tanto clamore sull’abbandono della Sicilia da parte del Governo e delle Ferrovie dello Stato, tuttavia il malcontento dei siciliani non ha avuto una cassa di risonanza rilevante sui quotidiani e sui media nazionali.  Gli errori di queste disattenzioni, non spettano di certo alla sola classe politica siciliana e nazionale ma, anche alla scarsa attenzione dei Siciliani verso un servizio pubblico carente ed al rispetto da parte dello Stato della continuità territoriale che dovrebbe spettarci di diritto.  Non è possibile ad oggi, che si continui a parlare della costruzione del “Ponte sullo Stretto”, vorrei suggerire ai Siciliani ed alla politica siciliana di voler pensare invece, alla costruzione del “Muro sullo Stretto”, per evitare che avvengono questi continui saccheggi, disattenzioni e penalizzazioni, che hanno finito per isolare  la Sicilia e i Siciliani che, di certo, non lo meritano.
Noi continueremo il nostro lavoro così come stiamo facendo da circa 20 anni, provando a svegliare le coscienze dei Siciliani e di tutta la classe politica per fare uscire da questa gogna di arretratezza la nostra meravigliosa Terra.
Queste sono alcune delle infrastrutture che da anni aspettano di essere realizzate, anche se inserite nei vari Contratti di Programma tra il Governo e Rete Ferroviaria Italiana (Gestore dell’infrastrutture), tutto il resto sono annunci e fiumi di parole e di inchiostro:
-Tratta ferroviaria Alcamo-Trapani via Milo chiusa dal febbraio 2013;
-Tratta ferroviaria Catania-Caltagirone-Gela chiusa dal maggio 2011 per il crollo di un viadotto in C.da Angeli Piano Carbone (Niscemi) tra Caltagirone e Gela;
-Velocizzazione della Catania-Siracusa;
-Velocizzazione della Siracusa-Ragusa-Gela;
-Velocizzazione della Palermo-Trapani;
-Raddoppio della linea ferroviaria Fiumefreddo-Giampilieri finanziata dalla delibera 62/2005 del Cipe;
-Raddoppio della linea ferroviaria Patti-Castelbuono scomparsa da tutti i contratti di programma;
-Raddoppio della linea ferroviaria Catania-Palermo.
La Sicilia non è solo mafia, i siciliani hanno diritto alla mobilità come il resto d’Italia>>.
Grazie per l’attenzione.
Giosuè Malaponti
Comitato Pendolari Siciliani-Ciufer  
(Comitato Italiano Utenti Ferrovie Regionali)

sabato 1 dicembre 2018

La Sicilia aspetta sempre i progetti e i fondi dell'accordo firmato da Cuffaro

Viste le ultime dichiarazioni dell’Amministratore delegato e direttore generale di Rete Ferroviaria Italiana, Maurizio Gentile (in cui snocciola alcuni degli interventi previsti nel piano degli investimenti da 14 miliardi per la Sicilia), riteniamo opportuno e doveroso fare presente all’Ad Gentile e all’opinione pubblica che l’ennesimo annuncio sui tempi di percorrenza della Catania-Palermo continua ad essere una presa in giro per la Sicilia e i siciliani (alta velocità, velocità light, etc) ed è veramente riduttivo parlare della sola Catania-Palermo.
Infatti, nel C.I.S. (Contratto Istituzionale di Sviluppo) firmato nei primi mesi del 2013, veniva previsto proprio per la Palermo-Catania di portare i tempi di percorrenza dalle attuali 2 ore e 45 (che poi nella realtà sono sempre circa 3 ore)  a 2 ore e 30 entro il 2014. Peccato che siamo nel 2018 e per arrivare da Catania a Palermo ci vogliono sempre 3 ore circa.
Se vogliamo andare un po’ a ritroso di qualche anno, precisamente nel 2009, dopo l’operazione “Freccia Rotta”, Rfi Spa (Rete Ferroviaria Italiana) - aveva chiesto ed ottenuto nel Contratto di Programma 2007-2011, 30 milioni di euro per ammodernare e velocizzare l'attuale tracciato della Catania-Palermo, portando i tempi di percorrenza al di sotto delle 2 ore e 30. Come mai Rete Ferroviaria Italiana Spa dal 2009 ad oggi non ha mai dato seguito a questo Contratto di Programma? Se oggi con appena un miliardo di euro si penserà a raddoppiare una piccola parte, tutto il resto, quando verrà ammodernato?
Al danno la beffa di un raddoppio che non verrà mai raddoppiato, tenuto conto che dal 2003 ad oggi la spesa prevista per ammodernare tutta la rete ferroviaria era ed è di oltre 14 miliardi, ma quando si parla di Sicilia arrivano appena le briciole. Per esempio, su un investimento di circa 6 miliardi sulla Napoli-Bari, sono stati finanziati circa 3 miliardi, mentre per la Catania-Palermo per cui la spesa prevista era di circa 6 miliardi, sono stati finanziati appena 823 milioni. Lavori che devono ancora iniziare.
I siciliani, infatti, si aspettano ancora di vedere realizzate quelle opere che furono iscritte nel primo APQ (Accordo di Programma Quadro) tra Regione Siciliana (Cuffaro Presidente) e il Ministero dei Trasporti (Lunardi Ministro), quasi ventanni fa,  e precisamente nei primi giorni di ottobre del 2001.

giovedì 29 novembre 2018

Infrastrutture ferroviarie in Sicilia: Basta con gli annunci vogliamo il piano di investimenti e il cronoprogramma definitivo

Viste le ultime dichiarazioni dell’Amministratore delegato e direttore generale di Rete Ferroviaria Italiana, Maurizio Gentile (in cui snocciola alcuni degli interventi previsti nel piano degli investimenti da 14 miliardi per la Sicilia), riteniamo opportuno e doveroso fare presente all’Ad Gentile e all’opinione pubblica che l’ennesimo annuncio sui tempi di percorrenza della Catania-Palermo continua ad essere una presa in giro per la Sicilia e i siciliani (alta velocità, velocità light, etc) ed è veramente riduttivo parlare della sola Catania-Palermo.
Infatti, nel C.I.S. (Contratto Istituzionale di Sviluppo) firmato nei primi mesi del 2013, veniva previsto proprio per la Palermo-Catania di portare i tempi di percorrenza dalle attuali 2 ore e 45 (che poi nella realtà sono sempre circa 3 ore)  a 2 ore e 30 entro il 2014. Peccato che siamo nel 2018 e per arrivare da Catania a Palermo ci vogliono sempre 3 ore circa.
Se vogliamo andare un po’ a ritroso di qualche anno, precisamente nel 2009, dopo l’operazione “Freccia Rotta”, Rfi Spa (Rete Ferroviaria Italiana) - aveva chiesto ed ottenuto nel Contratto di Programma 2007-2011, 30 milioni di euro per ammodernare e velocizzare l'attuale tracciato della Catania-Palermo, portando i tempi di percorrenza al di sotto delle 2 ore e 30. Come mai Rete Ferroviaria Italiana Spa dal 2009 ad oggi non ha mai dato seguito a questo Contratto di Programma? Se oggi con appena un miliardo di euro si penserà a raddoppiare una piccola parte, tutto il resto, quando verrà ammodernato?
Al danno la beffa di un raddoppio che non verrà mai raddoppiato, tenuto conto che dal 2003 ad oggi la spesa prevista per ammodernare tutta la rete ferroviaria era ed è di oltre 14 miliardi, ma quando si parla di Sicilia arrivano appena le briciole. Per esempio, su un investimento di circa 6 miliardi sulla Napoli-Bari, sono stati finanziati circa 3 miliardi, mentre per la Catania-Palermo per cui la spesa prevista era di circa 6 miliardi, sono stati finanziati appena 823 milioni. Lavori che devono ancora iniziare.
I siciliani, infatti, si aspettano ancora di vedere realizzate quelle opere che furono iscritte nel primo APQ (Accordo di Programma Quadro) tra Regione Siciliana (Cuffaro Presidente) e il Ministero dei Trasporti (Lunardi Ministro), quasi ventanni fa,  e precisamente nei primi giorni di ottobre del 2001.
Questo il quadro della situazione nell'intera rete siciliana:
Raddoppio Catania-Palermo - Il raddoppio della Catania-Palermo doveva essere l’unica linea ad alta velocità e capacità a collegare Palermo con Catania in 1 ora e 20 minuti, mentre sembra che finisca la sua corsa veloce da Catania a Raddusa-Catenanuova e il rimanente tracciato resterà ad unico binario anche se verrà ammodernato, chissà quando, in considerazione che al momento non ci sia alcun importo finanziato.
Castelbuono-Patti - nel 2003 erano previsti per il raddoppio 4,3 miliardi oggi scomparsi dai finanziamenti e non se ne parla nemmeno.
Fiumefreddo-Giampilieri - Fino a quando non vedremo posta la prima pietra e l’apertura dei cantieri non ci bastano le conferenze dei servizi che restano solo dei passaggi obbligati.
Caltagirone-Gela - La linea è chiusa dall’11 maggio 2011 per il crollo di alcune arcate del ponte ferroviario, finito di demolire nell’ottobre 2014 ed anche qui un nulla di fatto a distanza di sette anni e mezzo e non si hanno date certe nonostante siano stati finanziati 90 milioni di euro per la riapertura e la messa in sicurezza degli altri viadotti del tracciato.
Gela-Canicattì - in questa tratta sono stati spesi per ammodernamenti 35 milioni, da oltre tre anni e mezzo, lasciando la stessa ancora non elettrificata.
Alcamo-Trapani Via Milo - Linea ferroviaria chiusa per smottamenti dal 25 febbraio 2013 e ad oggi non viene prospettato nessun intervento di riapertura, se non il finanziamento sbandierato di circa 70 milioni risalente a circa 4 anni fa che è diventato oggi di oltre 140 milioni ma di date certe di inizio lavori non se ne parla.
Velocizzazione della Alcamo-Trapani - nel 2003 erano previsti 300 milioni  
Velocizzazione della Siracusa-Ragusa-Gela - nel 2003 erano previsti 600 milioni
Catania Centrale interramento stazione nel 2003 erano previsti 427 milioni
Velocizzazione Bicocca-Targia - nel 2003 erano previsti 76 milioni
Di tutte queste opere elencate qualcuno ci potrà spiegare lo stato dei lavori e/o dei finanziamenti che in alcuni casi dal 2003 ad oggi sono stati quasi raddoppiati?
Allora una volta per tutte è possibile avere il quadro degli investimenti infrastrutturali previsti nei 14 miliardi da spendere da  in Sicilia da oltre 15 anni?
E’ possibile venire a conoscenza del Piano degli Investimenti aggiornato con il relativo cronoprogramma che stabilisce tempi, modi, progetti e finanziamenti già confermati?
Infatti non ci sorprende la dichiarazione di qualche mese fa dell’Ad di Rfi Spa Gentile che in Sicilia non serve l’alta velocità. In tempi non sospetti avevamo dichiarato che alla Sicilia non serviva "l’alta velocità" ma bensì la "normale velocità". Si, proprio la "normale velocità" nell’ammodernare e velocizzare tutte le infrastrutture ferroviarie esistenti, dando così ai siciliani la possibilità di poter viaggiare in condizioni più umane e dignitose. In conclusione desideriamo evidenziare, ancora una volta, che continueremo come sempre, con ogni mezzo legale, nella nostra battaglia per una mobilità eco ed equo-sostenibile che veda uscire finalmente la Sicilia da quella gogna di arretratezza in cui è stata relegata volutamente, ahimè, non solo da una classe politica regionale poca attenta ai bisogni dello sviluppo del territorio pari passo a quello nazionale ma anche da parte dei parlamentari nazionali, che in tutti questi anni, non hanno portato avanti un attento programma di progettazione e di finanziamenti per cercare di fare uscire il territorio siciliano da quel gap infrastrutturale che ha allontanato la Sicilia dal continente Italia.
Giosuè Malaponti Presidente Comitato Pendolari Siciliani - Ciufer