Alcamo. Venti
mesi fa veniva chiusa alla circolazione ferroviaria la tratta Alcamo-Trapani
Via Milo per uno smottamento della sede ferroviaria e da allora è calato il
silenzio. Molti sono i disagi per l’utenza pendolare che sono costretti a
raggiungere Trapani o in bus sostitutivo dalla Diramazione di Alcamo o
costretti a raggiungere Trapani via Castelvetrano allungando la percorrenza di
circa 70 km/treno e di oltre 35 minuti.
Dal
25 febbraio 2013, data della chiusura definitiva di questa importante relazione
ferroviaria, a nulla sono valse le proteste del Comitato Pendolari Siciliani, a
nulla sono valse le interrogazioni parlamentari sia all’Ars che in Parlamento.
Come
al solito nessuna presa di posizione da parte della Regione Sicilia e/o degli
assessori regionali che si sono susseguiti dalla chiusura di questa tratta
ferroviaria e nemmeno da parte dei Sindaci di quei Comuni penalizzati dalla
chiusura almeno per reclamare il sacrosanto diritto alla mobilità ferroviaria.
Da
notare che, a differenza della tratta ferroviaria Caltagirone-Gela, sulla Via
Milo non vi è nessun ponte da abbattere ma l’eventuale ed ulteriore ripristino
della sede ferroviaria dovuto allo smottamento.
E’
da anni che si parla della velocizzazione della Trapani-Palermo sui Contratti
di Programma e sui quotidiani, e tra l’altro negli ultimi anni sono state
prospettate nuove infrastrutture e/o l’ammodernamento delle stesse nel Piano
per il Sud, nel Decreto del Fare, dove erano previsti circa 2 miliardi di euro
per interventi immediatamente cantierabili per infrastrutture ferroviarie,
stradali, etc., e per finire il Decreto Sblocca Italia che per il raddoppio
della Trapani-Palermo prevede una spesa di 491 milioni di cui 2 milioni
finanziati e il resto da finanziare. Per la stessa opera nel 2003 erano
previsti 300 milioni e a distanza di undici anni non solo non è stata
realizzata ma il costo è aumentato di oltre il 50%.
Riteniamo
doveroso chiedere al nuovo assessore regionale alle infrastrutture e trasporti Giovanni
Battista Pizzo e al Dirigente generale per le infrastrutture dott. Giovanni Arnone
se sono a conoscenza della chiusura di questa tratta, se sono a conoscenza
degli intenti di Rete Ferroviaria Italiana, se hanno sollecitato a RFI la
riapertura di questa tratta ed eventualmente di chiedere a Rete ferroviaria
Italiana, gestore dell’infrastruttura, cosa intende fare di questa importante infrastruttura
chiusa da oltre venti mesi.
Non
è immaginabile che l’arretratezza infrastrutturale o l’eventuale ed ulteriore
chiusura di infrastrutture ferroviarie siano dovute allo scarso interesse della
Regione nell’attenzionare e nel richiedere interventi e finanziamenti per il
ripristino e la riattivazione delle stesse e per evitare il continuo e assurdo smantellamento
delle infrastrutture e del trasporto ferroviario siciliano in questi ultimi
anni.
Giosuè Malaponti – Presidente Comitato Pendolari
Siciliani - Ciufer
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