«In novembre abbiamo fatto un decreto legge che fissava le condizioni a cui si
poteva tenere aperto il progetto» e ci si è dati 4 mesi (cioè fino al primo
marzo) per riformulare l'accordo con il contraente generale, ha spiegato
Passera: ma al momento, non essendoci alcuna novità, è improbabile che il
termine venga rispettato e, di conseguenza accadrà quanto prevede la legge,
cioè il contratto siglato nel 2006 tra Stretto di Messina e Eurolink decadrà.
Anche perchè il governo ha deciso martedì di non prorogare il termine del primo
marzo come invece richiesto dal contraente generale. Si sta quindi per
abbassare il sipario su un'opera costata dal 1981 (anno di costituzione della
società Stretto di Messina) ad oggi circa 300 milioni tra ricerca e sviluppo,
stato di fattibilità, progettazione e bando di 4 gare internazionali.
Un progetto che ha preso forma nel lontano 1968 (quando l'Anas bandì un concorso internazionale di idee per la realizzazione di un collegamento stabile tra Sicilia e continente), ma che si è concretizzato negli ultimi 10 anni, a partire dall'approvazione del progetto preliminare da parte del Cipe nell'agosto 2003. Un'opera ambiziosa (una campata unica da 3,3 km che ne farebbe il ponte più lungo al mondo; con 6 corsie stradali e due binari), discussa e contestata: bloccata dal governo Prodi nel 2006 (con l'esclusione del ponte dalle priorità del programma dell'esecutivo), ma poi «resuscitata» da Berlusconi nel 2008, fino all'avvio della progettazione definitiva nel 2010.
Il 2 novembre scorso, però, il governo Monti ha chiesto alle due società di recepire una serie di clausole tra cui la sospensione dell'opera per due anni senza che si debbano pagare all'appaltatore penali per i ritardi. Una decisione contestata da Eurolink, che ha subito dichiarato il recesso del contratto e impugnato davanti al Tar l'opposizione della Stretto di Messina al recesso. Nel caso in cui oggi non si arrivi alla firma, Eurolink sarà risarcita solo di alcune decine di milioni - dicono fonti ministeriali - per gli studi di fattibilità e le spese del progetto. Sulla vicenda, tuttavia, si aprirà un confronto in sede giurisdizionale. Mentre per la Stretto di Messina andrà fatto un decreto per la sua liquidazione.
Contro il rischio di uno stop al Ponte, in cui sperano gli ambientalisti, hanno alzato la voce ingegneri e architetti di tutto il mondo che ieri, con un'inserzione sulla stampa, hanno chiesto di non disperdere «un patrimonio di conoscenze altrimenti impensabili».
Enrica Piovan
La Sicilia - Venerdì 01
Marzo 2013 I FATTI Pagina 10
Un progetto che ha preso forma nel lontano 1968 (quando l'Anas bandì un concorso internazionale di idee per la realizzazione di un collegamento stabile tra Sicilia e continente), ma che si è concretizzato negli ultimi 10 anni, a partire dall'approvazione del progetto preliminare da parte del Cipe nell'agosto 2003. Un'opera ambiziosa (una campata unica da 3,3 km che ne farebbe il ponte più lungo al mondo; con 6 corsie stradali e due binari), discussa e contestata: bloccata dal governo Prodi nel 2006 (con l'esclusione del ponte dalle priorità del programma dell'esecutivo), ma poi «resuscitata» da Berlusconi nel 2008, fino all'avvio della progettazione definitiva nel 2010.
Il 2 novembre scorso, però, il governo Monti ha chiesto alle due società di recepire una serie di clausole tra cui la sospensione dell'opera per due anni senza che si debbano pagare all'appaltatore penali per i ritardi. Una decisione contestata da Eurolink, che ha subito dichiarato il recesso del contratto e impugnato davanti al Tar l'opposizione della Stretto di Messina al recesso. Nel caso in cui oggi non si arrivi alla firma, Eurolink sarà risarcita solo di alcune decine di milioni - dicono fonti ministeriali - per gli studi di fattibilità e le spese del progetto. Sulla vicenda, tuttavia, si aprirà un confronto in sede giurisdizionale. Mentre per la Stretto di Messina andrà fatto un decreto per la sua liquidazione.
Contro il rischio di uno stop al Ponte, in cui sperano gli ambientalisti, hanno alzato la voce ingegneri e architetti di tutto il mondo che ieri, con un'inserzione sulla stampa, hanno chiesto di non disperdere «un patrimonio di conoscenze altrimenti impensabili».
Enrica Piovan
Nessun commento:
Posta un commento