Finalmente, a riflettori accesi sui tagli ferroviari, prende parola la politica regionale e nazionale, ed era proprio quello che avevamo chiesto con una nostra nota alle istituzioni. Ad onor del vero di smantellamento delle ferrovie siciliane si è iniziato a parlare dopo i vari assetti societari di Trenitalia nel 2000 e di Rete Ferroviaria Italiana nel 2001. Nel corso di questi ultimi dieci anni sono state chiuse tutte le piccole stazioni ed in seguito smantellati i servizi nelle stazioni di Messina, Catania, Siracusa etc. per centralizzare tutto su Palermo. Che questa sia stata una scelta aziendale nulla da obiettare; ma che piano piano le ferrovie ed il trasporto siciliano stiano scomparendo questo è davvero inaccettabile. Tutto ciò in questi dieci anni alla politica forse non è mai interessato. Oggi, sono convinto che le prese di posizioni di tutta la classe politica siciliana, forse non riusciranno a sovvertire le decisioni del gruppo Ferrovie dello Stato, ed ancora peggio i tagli finanziari che il Governo nazionale ha operato a danno del trasporto pubblico che la stessa classe politica siciliana ha votato in Parlamento. Se, da un lato questa assurda vicenda mi preoccupa, dall’altro, auspico invece che una volta tanto la politica siciliana, quella con la “P” maiuscola, riesca a far valere le proprie ragioni su un problema tanto importante per la Sicilia e i Siciliani, quale è il trasporto pubblico ferroviario, l'applicazione della continuità territoriale (ferroviaria,aerea,marittima) e il necessario completamento delle infrastrutture che da oltre 40 anni sono ancora incomplete. Non vorrei che, spenti i riflettori, tutto ripiombasse nell’assoluto silenzio e nel continuo abbandono di un lembo di terra che tutti ci invidiano e che in tutte le indagini statistiche nazionali ed europee risulta essere penalizzata per la mancanza di infrastrutture e di trasporti efficienti ed efficaci.
Giosuè Malaponti – Coordinatore Comitato Pendolari Siciliani
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