L'edicola è chiusa. Chi vuole prendere un caffè, per tenersi
sveglio prima della partenza, deve rivolgersi al chiosco nella vicina piazza
Giovanni XXIII. Stesso discorso per coloro che vogliono comprare un giornale.
Più complessa, invece, la situazione per chi desidera affittare un'auto oppure
comprare un profumo.
Questo è il quadro della "Stazione Centrale" di Catania in un giorno qualunque della settimana. Nessun servizio, nessun punto di
ristoro ed informazioni con il contagocce. I più fortunati sono i fumatori che
hanno la possibilità di comprare le sigarette nell'unico negozio che resta
ancora aperto all'interno dell'edificio.
La Stazione resta così vittima di un processo di desertificazione dei servizi. Un luogo dove la crisi si è fatta sentire. Eccome. Qui l'unica area affollata è la sala d'attesa. Poi, passato il treno, non resta quasi più nessuno. Sono soprattutto lavoratori e studenti fuori sede quelli che lamentano uno scalo dove i disagi sono sotto gli occhi di tutti: «Sembra di essere in una stazione di qualche paesino sperduto dell'entroterra siciliano e non in una grande città come Catania - spiega l'universitario Federico Di Gregorio - da qui fino a Furci Siculo il viaggio è molto lungo. L'attesa del treno diventa noiosa e per ammazzare il tempo bisogna portarsi delle riviste da casa».
«I negozi chiusi danno ! un senso di abbandono - gli fa eco Roberta Moschella, dipendente di un albergo a Taormina - la "Centrale" avrebbe bisogno di una rivalutazione anche strutturale. Il motivo? Le uscite transennate, con i vetri rotti, che impressione possono dare ai turisti che vengono in città per la prima volta? ».
Gli spazi commerciali della struttura sono gestiti dalla "Centostazioni" (Gruppo FS Italiane) che spiega come «la chiusura di alcuni esercizi commerciali, presso la stazione di Catania, si inserisce nel quadro di crisi economica che sta investendo il Paese, con ricadute anche nel settore commerciale. Proprio in considerazione del particolare momento, l'azienda sta valutando soluzioni e proposte più flessibili, per venire incontro alle esigenze dei potenziali partner». Purtroppo la soppressione dei treni a lunga percorrenza ("Catania- Milano", "Torino-Siracusa" e "Siracusa-Venezia" su tutti), il complessivo ridimensionamento dei collegamenti con il resto d'Italia, il taglio dei convogli notturni e i lunghissimi tempi di percorrenza non rende appetibile l'utilizzo del traffico su rotaie. Qui l'ultima volta che la stazione e l'utilizzo dei treni ha fatto registrare il "soldout" è stato nel 2010. Quando, a causa della nube del vulcano islandese, furono cancellati tutti i voli nello scalo di "Fontanarossa". Il traffico su binari o gomma era l'unica alternativa agli aerei. Da allora il nulla.
La conseguenza inevitabile è che la "Stazione Centrale" paga un prezzo altissimo in termini di servizi ed utenza. La gente insomma preferisce muoversi con i voli "low cost" o con gli autobus a lunga percorrenza. Per i commercianti dello scalo di Catania si chiude così un'epoca e, con i costi di affitto alle stelle, molti hanno già abbassato la saracinesca. Gli ultimi a chiudere bottega sono stati il bar e l'edicola lo scorso maggio. C'è rimasto il tabaccaio. Un "sopravvissuto" che potrebbe avere, però, le ore contate.«La "Catania Centrale" ha progressivamente perso "appeal" agli occhi della gente - sottolinea l'imprenditore Cristiano Ragusa - ogni giorno qui arrivano e partono migliaia di persone che non trovano i servizi basilari. Dovrebbe migliorare l'intera struttura per poter risolvere i problemi di sempre. Oggi in Sicilia viaggiare sui treni è un'odissea ma, con la stazione in completo stato di abbandono, lo scalo è destinato ad una morte certa. Per rendersene conto - prosegue Ragusa - basta guardare il monumento della vecchia locomotiva. Un simbolo quasi completamente corroso dalla ruggine e, fino a poco tempo fa, utilizzato come riparo notturno dai senza tetto». Damiano Scala
La Stazione resta così vittima di un processo di desertificazione dei servizi. Un luogo dove la crisi si è fatta sentire. Eccome. Qui l'unica area affollata è la sala d'attesa. Poi, passato il treno, non resta quasi più nessuno. Sono soprattutto lavoratori e studenti fuori sede quelli che lamentano uno scalo dove i disagi sono sotto gli occhi di tutti: «Sembra di essere in una stazione di qualche paesino sperduto dell'entroterra siciliano e non in una grande città come Catania - spiega l'universitario Federico Di Gregorio - da qui fino a Furci Siculo il viaggio è molto lungo. L'attesa del treno diventa noiosa e per ammazzare il tempo bisogna portarsi delle riviste da casa».
«I negozi chiusi danno ! un senso di abbandono - gli fa eco Roberta Moschella, dipendente di un albergo a Taormina - la "Centrale" avrebbe bisogno di una rivalutazione anche strutturale. Il motivo? Le uscite transennate, con i vetri rotti, che impressione possono dare ai turisti che vengono in città per la prima volta? ».
Gli spazi commerciali della struttura sono gestiti dalla "Centostazioni" (Gruppo FS Italiane) che spiega come «la chiusura di alcuni esercizi commerciali, presso la stazione di Catania, si inserisce nel quadro di crisi economica che sta investendo il Paese, con ricadute anche nel settore commerciale. Proprio in considerazione del particolare momento, l'azienda sta valutando soluzioni e proposte più flessibili, per venire incontro alle esigenze dei potenziali partner». Purtroppo la soppressione dei treni a lunga percorrenza ("Catania- Milano", "Torino-Siracusa" e "Siracusa-Venezia" su tutti), il complessivo ridimensionamento dei collegamenti con il resto d'Italia, il taglio dei convogli notturni e i lunghissimi tempi di percorrenza non rende appetibile l'utilizzo del traffico su rotaie. Qui l'ultima volta che la stazione e l'utilizzo dei treni ha fatto registrare il "soldout" è stato nel 2010. Quando, a causa della nube del vulcano islandese, furono cancellati tutti i voli nello scalo di "Fontanarossa". Il traffico su binari o gomma era l'unica alternativa agli aerei. Da allora il nulla.
La conseguenza inevitabile è che la "Stazione Centrale" paga un prezzo altissimo in termini di servizi ed utenza. La gente insomma preferisce muoversi con i voli "low cost" o con gli autobus a lunga percorrenza. Per i commercianti dello scalo di Catania si chiude così un'epoca e, con i costi di affitto alle stelle, molti hanno già abbassato la saracinesca. Gli ultimi a chiudere bottega sono stati il bar e l'edicola lo scorso maggio. C'è rimasto il tabaccaio. Un "sopravvissuto" che potrebbe avere, però, le ore contate.«La "Catania Centrale" ha progressivamente perso "appeal" agli occhi della gente - sottolinea l'imprenditore Cristiano Ragusa - ogni giorno qui arrivano e partono migliaia di persone che non trovano i servizi basilari. Dovrebbe migliorare l'intera struttura per poter risolvere i problemi di sempre. Oggi in Sicilia viaggiare sui treni è un'odissea ma, con la stazione in completo stato di abbandono, lo scalo è destinato ad una morte certa. Per rendersene conto - prosegue Ragusa - basta guardare il monumento della vecchia locomotiva. Un simbolo quasi completamente corroso dalla ruggine e, fino a poco tempo fa, utilizzato come riparo notturno dai senza tetto». Damiano Scala
- La Sicilia - Mercoledì
09 Gennaio 2013 Catania (Cronaca) Pagina 26
Nessun commento:
Posta un commento