Recovery Plan. Un’esaltazione infrastrutturale per il Sud, questo è quanto ci è stato prospettato da tutte le forze politiche.Il “Piano nazionale di ripresa e resilienza manna dal cielo europeo che dovrebbe cambiare e/o dimezzare quel gap infrastrutturale di cui tutti parlano ma nei fatti lo scippo al Sud continua.
Come rappresentante del Comitato Pendolari Siciliani desidero sottoporre all’opinione pubblica siciliana e non solo quanto effettivamente la nostra regione riceverà in tema di infrastrutture ferroviarie con i fondi del Recovery Plan. Premesso che nel citato “Piano” per quanto riguarda le infrastrutture ferroviarie del centro-sud sono previsti appena 25 mld.
L’unica opera inserita nel piano, che riguarda la Sicilia, è l’avanzamento ulteriore della Palermo-Catania-Messina. Considerato che la Palermo-Catania-Messina nel 2013 era stata inserita nel C.I.S. (Contratto Istituzionale di Sviluppo) con un costo complessivo che è passato dagli iniziali di 5,1 a 10,6 mld di cui disponibili 8,7 mld finanziati con risorse nazionali e comunitari, giusto aggiornamento dell’8 marzo 2021 da parte dell’Agenzia per la Coesione Territoriale.
Visto che per la realizzazione della Palermo-Catania-Messina i fondi disponibili saranno quelli del Recovery Plan, una domanda mi sorge spontanea gli 8,7 mld dei 10,6 già previsti e finanziati (C.I.S.) per la Palermo-Catania-Messina che fine faranno?
Tenuto conto che negli ultimi vent’anni la Sicilia ha ricevuto piogge di miliardi e fiumi di inchiostro solo sui quotidiani e stiamo ancora aspettando i 10/15 mld circa per la realizzazione delle seguenti opere:
Velocizzazione della Palermo-Trapani
Raddoppio della Patti-Castelbuono
Raddoppio della Catania-Siracusa
Velocizzazione della Siracusa-Ragusa-Gela
Interramento della stazione di Catania e di Bicocca
Raddoppio Bivio Zurria-Catania Acquicella
Elettrificazione delle linee (Km.578)
Quello che chiedo alla nostra classe politica è di pretendere con forza dal Governo nazionale che le somme previste dal C.I.S. (8,7 mld) vengano reinvestite in Sicilia per evitare che al danno si aggiunga la beffa sull’ulteriore scippo perpetrato sulla pelle e sul futuro dei Siciliani.
In conclusione, nessuna alta velocità arriverà in Sicilia e nemmeno interventi, da quello che si legge sul Recovery, di upgrading, elettrificazione e resilienza: si tratta di interventi per lo più al sud mirati ad omogeneizzare ed elevare gli standard prestazionali delle infrastrutture esistenti sia per il traffico viaggiatori che per quello merci. Gli interventi prevedono l’adeguamento di alcune linee regionali (Canavesana, Torino-Ceres, Bari-Bitritto, Rosarno-San Ferdinando, Sansepolcro-Terni, Benevento-Cancello, rete gestita da FSE) agli standard tecnici della rete nazionale, sia dal punto di vista infrastrutturale che tecnologico di sicurezza.
In conclusione in Sicilia non serve “l’alta velocità” bensì la “normale velocità”. Si, proprio la “normale velocità” nell’ammodernare e velocizzare tutte le infrastrutture ferroviarie esistenti, dando così ai siciliani la possibilità di poter viaggiare in condizioni più normali e dignitose.
Giosuè Malaponti – Presidente Comitato Pendolari Siciliani - Ciufer

Il blog raccoglie informazioni sul trasporto pubblico in genere, ed in maniera approfondita sul trasporto e le infrastrutture ferroviarie siciliane. Tutti i pendolari che si muovono in Sicilia con il treno possono segnalare disservizi, disagi, e/o suggerimenti sul nostro sito www.comitatopendolari.it, per migliorare le condizioni di trasporto. COLLABORA ANCHE TU...PER UN SERVIZIO MIGLIORE
venerdì 30 aprile 2021
Recovery Plan. Solamente un’esaltazione infrastrutturale per il Sud
martedì 27 aprile 2021
Sicurezza del traghettamento ferroviario nello Stretto di Messina. Lettera aperta al Ministro dei Trasporti
Lettera aperta al Ministero dei Trasporti. La presente si pone in doveroso riscontro alla diffida esposta dalla Rete Civica per le Infrastrutture nel Mezzogiorno, circa la sicurezza nei treni imbarcati nelle navi traghetto ferroviarie. In premessa si ritiene proficuo sgombrare il campo da posizioni ideologiche pro o contro la realizzazione di grandi opere nell’area dello Stretto che in passato hanno prodotto solo scontri fra opposte fazioni e autorizzato i Governi che si
sono
succeduti ad abbandonare il meridione nel terzo mondo dei trasporti,
realizzando di fatto un’Italia a due velocità con investimenti concentrati solo
nel centro/nord del paese. Al momento i traghetti di Rete Ferroviaria Italiana
sono l’unica infrastruttura esistente a garanzia della continuità territoriale
e del servizio universale di trasporto ferroviario che prevede anche il
collegamento da e per la Sicilia. In assenza di alternative tale servizio deve
essere potenziato, reso fruibile e sicuro, nell’interesse dell’utenza e dei lavoratori,
superando le barriere ideologiche e gli interessi di bottega per cui: se si
investe sul traghettamento non si fa il ponte, se fanno il ponte spariscono i
traghetti…
La
richiesta di sicurezza avanzata dalla Rete Civica per le infrastrutture nel Mezzogiorno
è legittima, la risposta delle Istituzioni chiamate in causa è doverosa ma da
conoscitori del sistema le scriventi O.S., unitamente al Comitato Pendolari
Siciliani, ritengono fondamentali alcune precisazioni per dovere di chiarezza
nei confronti dei lavoratori e dell’utenza che rappresentano.
•
Se i traghetti ferroviari dello Stretto di Messina non fossero sicuri sarebbero
intervenuti i sindacati del settore e i rappresentanti dell’utenza, da sempre
in prima linea nella rivendicazione di massima sicurezza nel sistema
ferroviario.
•
Il traghettamento nello Stretto di Messina è storicamente sicuro; dal 1894,
epoca in cui il collegamento ferroviario fra la Sicilia e il continente si
effettuava attraverso ferry-boats con azionamento a pale e motore a vapore, non
si registra ad oggi una casistica di tragedie tale da catalogare il sistema
come “insicuro”. Fra le fatalità che negli anni hanno coinvolto i convogli ferroviari,
non si annoverano drammi ed eventi luttuosi in fase di traghettamento dei treni
nello Stretto di Messina.
•
Le rivendicazioni e le lotte dei lavoratori hanno contribuito a innalzare i
livelli di sicurezza che nello Stretto di Messina sono garantite con navi
costruite all’uopo, dotate di sistemi antincendio e piani di evacuazioni
testati dalle Autorità competenti e attraverso sistematiche esercitazioni del
personale, altamente formato con i corsi di aggiornamento ministeriali previsti
in tema di sicurezza in mare.
•
Lo schema di separazione del traffico e Il sistema VTS (Vessel Traffic Service)
presenti nello stretto di Messina, garantiscono una navigazione sicura e
monitorata anche quando gli scafi nello specchio di mare sono tanti e le
condizioni meteo non sono buone.
•
Le Navi ferroviarie attualmente sono di due tipi: con ponte binari chiuso
(NN/TT Villa e Scilla) e con ponte binari aperto (N/T Messina); nelle navi con
ponte chiuso, nonostante le dotazioni antincendio, i passeggeri scendono dal
treno e durante la traversata sostano nei ponti superiori. Nella nave Messina,
con ponte binari aperto, i passeggeri possono restare nelle vetture dei treni
per autorizzazione del Corpo Generale delle Capitanerie di Porto n°11/2017,
concessa dopo approfondite
verifiche
dei percorsi di sfuggita verso i punti di riunione, in rigido ossequio alle
direttive IMO MSC1/circ. 1239 del 30/10/2007.
Inoltre,
con gli stanziamenti Statali previsti nel progetto “Attraversamento Dinamico
dello Stretto” per potenziare il traghettamento ferroviario, le due navi con
ponte binari chiuso saranno presto sostituite da nuove unità tipo N/T Messina,
con ponte aperto che consente ai passeggeri di restare, in sicurezza, sulle vetture
dei treni durante la traversata. Non si tratta del solito progetto fantasioso
che resterà sulla carta, la
nuova
nave Iginia, gemella di nave Messina, è in fase di ultimazione ai cantieri
Mariotti di Genova e presto solcherà lo Stretto in sostituzione di una delle
vecchie unità ed è in preparazione il bando per assegnare la costruzione di
un’altra unità a ponte aperto, con propulsione ecologica ibrida, che rafforzerà
ulteriormente la flotta ferroviaria. I convogli ferroviari che effettueranno il
collegamento da e per la Sicilia saranno in grado di imbarcare autonomamente
sulle navi in modo da diminuire, di almeno un’ora, i tempi di attraversamento.
In
buona sostanza si sta concretizzando quanto lavoratori e cittadini siciliani rivendicarono
in piazza con la grande manifestazione del febbraio 2015 denominata “IL
FERRIBOTTE NON SI TOCCA”, una mobilitazione popolare che riuscì a fermare
l’eliminazione del traghettamento e pretendere investimenti nell’area dello Stretto.
Alla luce dei fatti Filt CGIL, OR.S.A. e Comitato Pendolari Siciliani possono
solo plaudire all’iniziativa del Governo che investe risorse in meridione e
punta a potenziare il collegamento ferroviario da e per la Sicilia. Nessuna
contrapposizione con la Rete Civica per le Infrastrutture nel Mezzogiorno, Filt
CGIL, OR.S.A. e Comitato Pendolari Siciliani hanno ritenuto doveroso chiarire
la situazione del traghettamento nello Stretto per il rispetto dovuto
all’utenza e agli equipaggi che ci lavorano con serietà, professionalità e
abnegazione per garantire fruibilità e sicurezza in un servizio pubblico cui la
Sicilia non può rinunciare, fin quando non saranno presenti concrete e
credibili alternative.
Messina
27/04/2021
FILT CGIL
G. Ferrito
OR.S.A.
Mariano
Massaro
Comitato
Pendolari Siciliani-CIUFER
Giosuè
Malaponti