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domenica 23 marzo 2014

Della Valle e il ministro Lupi: ''Moretti? Se vuole, se ne vada''

Dure risposte all'amministratore delegato di Ferrovie che difende il suo stipendio.
Non si arrestano le polemiche sulla campagna lanciata dall'amministratore delegato di Fs, Mauro Moretti, contro i tagli alle retribuzioni dei supermanager. E dopo le decise risposte di ieri da parte di politici e sindacalisti, oggi è la volta di un imprenditore come Della Valle, concorrente con Ntv delle Ferrovie e del ministro dei Trasporti, Maurizio Lupi. Entrambe le risposte sono sferzanti.
Della Valle: "Milioni di italiani sarebbero felici"
"Se Moretti avesse il coraggio e la dignità di andarsene, troverebbe milioni di Italiani pronti ad accompagnarlo a casa: sono tutti i viaggiatori costretti a viaggiare con tanti disagi sui treni delle ferrovie Italiane, costretti a subire ritardi ingiustificati, a viaggiare su treni vecchi, ad usare stazioni decrepite e poco sicure, senza nessun rispetto per la loro dignità. Spetta a loro, infatti, il diritto di giudicare come le Ferrovie dello Stato sono gestite": così afferma un concorrente di Moretti, il patron della Tod's e socio di Ntv Diego Della Valle (nella foto).
Per Della Valle "è ora di alzare il velo sulle Ferrovie dello Stato e su Moretti, per capire perché la politica è succube di questo signore".
Bisogna "fare chiarezza su tutti i rapporti che intercorrono fra le Ferrovie, Moretti e i politici che, tranne qualche rara eccezione, sono completamente appiattiti su di lui, permettendogli di fare tutto quello che vuole".
"Gente come Moretti deve essere mandata a casa"
Secondo il patron della Fiorentina "se vogliamo davvero cambiare l'Italia e riportare al centro dell'attenzione gli interessi ed i bisogni dei cittadini e non quelli delle vecchie corporazioni, gente come Moretti deve essere mandata a casa subito e con determinazione".
Infine - conclude Della Valle - "con chiarezza ed onestà, va fatto sapere ai cittadini quanto costa loro mantenere una società come le Ferrovie dello Stato e se è giusto pagare a Moretti lo stipendio che percepisce, a fronte dei servizi che fornisce a chi viaggia".
Il ministro Lupi: "Se vuole, lasci"
"Un tetto ci vuole, non c'è dubbio", avverte la leader della Cgil, Susanna Camusso, prendendo posizione nel dibattito sugli stipendi dei manager riacceso dal confronto a distanza tra l'ad delle Fs, Mauro Moretti, ed il premier Matteo Renzi (con l'amministratore delegato dlele Fs nella foto).
Per il governo al capo delle Ferrovie replica il responsabile dei Trasporti, Maurizio Lupi: "Se un manager ha voglia di andare via è libero di trovare sul mercato chi lo assume a uno stipendio maggiore".
Moretti è "un manager efficiente" - continua il ministro - ha "dimostrato di aver lavorato bene", ma "se il padrone, in questo caso lo Stato, decide che rispetto a quello stipendio bisogna dare un segnale anche nella direzione dei cittadini (perché circa 50 mila euro al mese non mi sembra che siano oggettivamente pochi), giustamente siamo in un mercato libero e credo che se Moretti ha altre offerte, se vuole andare alle Ferrovie tedesche, lo può fare tranquillamente"
La Camusso: "Aumentano solo gli stipendi dei manager"
Per la Cgil va data una risposta al fatto che "in questi anni sono progressivamente diminuite le retribuzioni dei lavoratori e si è alzato il valore delle retribuzioni degli alti manager": per Susanna Camusso bisogna "ricostruire una forbice più ragionevole partendo da un innalzamento dal basso".
Moretti non fa passi indietro: le notizie del 22 marzo
Mauro Moretti non fa neanche mezzo passo indietro, nella polemica sul taglio degli stipendi dei manager pubblici proposto dal presidente del Consiglio, Matteo Renzi.
Intervistato da Antonella Baccaro per il numero del Corriere della sera oggi in edicola, l'amministratore delegato delle Ferrovie rilancia: "Cosa devo smentire? - si chiede polemicamente - Io guadagno meno di Santoro".
E la sua non è una polemica verso il famoso conduttore tv, ma verso la politica e il governo che sottovalutano, secondo lui, i suoi meriti di manager: "Prendo la metà del mio predecessore che ha lasciato 2 miliardi di perdite, mentre io le Ferrovie le ho riportate in utile: 450 milioni di utile". Per la cronaca il predecessore di Moretti, che non ne fa il nome, era Elio Catania.
Quanto ai profitti c'è chi dice che questo dipende della separazione dell'Alta velocità dal trasporto ordinario finanziato dallo Stato e dalle Regioni.
Niente di più falso, secondo Moretti perché "i contributi dello Stato per il regionale e il trasporto universale sono i più bassi d'Europa".
Ora si attende, tra le altre, la replica di Michele Santoro, al quale sembrerà strano di essere stato chiamato in causa dal capo di Ferrovie.
Il no pronunciato a Bologna: le notizie del 21 marzo
L’amministratore delegato del gruppo Ferrovie dello Stato Mauro Moretti critica l’intenzione del governo di tagliare gli stipendi dei manager pubblici e minaccia di andarsene all’estero. E su Twitter la notizia viene accolta con favore e ironia.
"Una cosa è stare sul mercato, una cosa è una scelta politica. Lo Stato può fare quello che desidera, sconterà che una buona parte di manager vada via. Questo lo deve mettere in conto", così Moretti ha risposto a un cronista che gli chiedeva della misura allo studio del governo Renzi.
“Guadagno solo 840.000 euro l’anno”
"Per il momento credo vogliano tagliare gli stipendi dei super-manager dello Stato io prendo 850mila euro l'anno e il mio omologo tedesco ne prende tre volte e mezza tanto. Siamo delle imprese che stanno sul mercato ed è evidente che sul mercato bisogna anche avere la possibilità di retribuire, non dico alla tedesca e nemmeno all'italiana, un minimo per poter far sì che i manager bravi rimangano ad operare là dove ci sono imprese complicate e dove c'è del rischio ogni giorno da dover prendere", ha proseguito Moretti.
“I manager devono guadagnare più dei politici”
"In una impresa privata che fattura neanche un miliardo troverete che gli stipendi sono quattro volte quelli che vi ho detto. Ci sono forse dei casi da dover rivedere, ma la logica secondo cui uno che gestisce un'impresa che fattura quanto vi ho detto deve stare al di sotto del presidente della Repubblica è una cosa sbagliata. In Usa, in Germania, in Francia e in Italia il presidente della Repubblica prende molto meno di quanto prendono i manager di impresa: ci sono dinamiche diverse perché una cosa è stare sul mercato un'altra cosa è fare una scelta politica. Chi va a fare il ministro sa che deve rinunciare agli stipendi perché va a fare un'operazione politica, questa è una sua scelta personale. Lo Stato può fare quello che desidera, sconterà che una buona parte di manager vada via, lo deve mettere in conto", ha ribadito.
Un coro unanime su Twitter: “Ma ciao”
La presa di posizione di Moretti, naturalmente, è subito diventata un argomento di discussione su Twitter. Il cui popolo ha accolto con favore – e ironia – la minaccia dell’ad di Fs di abbandonare l’Italia.
“Fosse vero, purtroppo solo chiacchiere”, scrive nonstop9981. “Non mi sembra una gran perdita”, ribadisce Gabriele Gattiglia. “Ammesso che ti prendano”, aggiunge hagakure. “Sto pregando”, twitta Quello. “E vattin”, suggerisce Pinuccio a Moretti. “Ma magari”, si augura Biagio Simonetta.
Breaking Friend invece se la prende col super stipendio dell’ad di Fs: “850.000 euro all’anno e si lamenta pure”. Gabriele Moroni, infine si limita a salutare Moretti: “Ciao”. 
Fonte: www.ilsalvagente.it

martedì 25 giugno 2013

Trenitalia: nuovi treni e investimenti in vista. Anche in Sicilia?

STAMATTINA L'AD, MAURO MORETTI, HA PRESENTATO LA NUOVA FLOTTA DI MEZZI CHE POTENZIERA' I SERVIZI REGIONALI. E HA DESCRITTO IL GRUPPO COME IL MIGLIORE IN EUROPA IN TERMINI DI RISULTATI ECONOMICI E DI POTENZIALI SPESE. NULLA CHE RIGUARDI LA NOSTRA ISOLA. LA COLPA? SOPRATTUTTO DEL GOVERNO CHE NON SI BATTE PER AVERE LE RISORSE NECESSARIE A GARANTIRE IL CONTRATTO DI SERVIZIO

“Siamo un’azienda sana, abbiamo risanato i conti e abbiamo le risorse per potenziali investimenti in autofinanziamento”. Parole dell’amministratore delegato di Trenitalia, Mauro Moretti, pronunciate  oggi, durante la presentazione del nuovo treno elettrico regionale prodotto da Alstom , nello stabilimento di Savigliano, vicino Cuneo. 
Il contratto  ha un valore complessivo di 450 milioni per la realizzazione di 70 treni elettrici regionali che rafforzeranno il servizio regionale in Abruzzo, Calabria, Lazio, Marche, Piemonte e Umbria.   Trenitalia,  come ha ricordato l’ad,  ha investito circa 2,5 miliardi di euro nel trasporto regionale per l’acquisto di carrozze a doppio piano, locomotori ed elettrotreni.
E la Sicilia?  E’ proprio vero che per Moretti,  la nostra è l’Isola che non c’è?
A giudicare dalle condizioni dei treni regionali, di quelli che arrivano da Roma e Milano, dai ritardi e dai tagli alle tratte che, seppur ridimensionati, incidono non poco in termini di disagio per i pendolari, sembrerebbe proprio di si.
D’altronde non è una novità.  La Svimez, l’Associazione per lo sviluppo dell’indudtria nel Mezzogiorno, ha calcolato che in materia di spesa infrastrutturale, le Ferrovie dello Stato destinano al Sud appena il 18% della loro spesa”
Nessuna si faccia illusioni dunque. Anche se Trenitalia vanta di essere l’azienda con i migliori conti d’Europa nel settore dei trasporti pubblici, come ha ricordato Moretti, è quasi certo che gli investimenti di cui ha parlato, saranno fatti ovunque tranne che in Sicilia.
Tutta colpa di Moretti? Certo che no. Come si suol dire a Palermo, ‘u pisci feti ra testa’. E la testa è quella della politica.
“Sicuramente Moretti potrebbe destinare nuovi treni alla Sicilia e ne avremmo un gran bisogno, questo è assodato. Trenitalia  è un’azienda di diritto privato ma appartenente, di fatto, al Pubblico, con una forma giuridica che imporrebbe, il rispetto di parametri di efficienza e di efficacia. - dice a LinkSicilia Giosuè Malaponti del Coordinamento regionale dei pendolari.
“La sua mission è quella di erogare un servizio sociale ai cittadini, tutti. Questa è la premessa. Ma c’è un altro aspetto da considerare. Non è strano che favorisca le regioni che hanno firmato il contratto di servizio. Noi, è questo si che è incredibile, siamo l’unica regione a non averlo ancora e questo ci penalizza fortemente”.
Già. La Sicilia è senza un contratto di servizio dal 2009. Come mai? “I responsabili sono chiaramente rintracciabili – sottolinea Malaponti – Abbiamo un governo nazionale che non ha ancora stornato le risorse necessarie, si parla di circa 90 milioni di euro e un governo regionale, prima con Lombardo ed ora con Crocetta che non sbatte i pugni per averli”. 
E, intanto, prendere il treno resta una odissea:
“Nel monitoraggio del mese di febbraio avevamo invitato il Presidente Crocetta e l’assessore alla mobilità Bartolotta a concordare un viaggio a bordo dei treni regionali per rendersi conto di persona delle condizioni in cui si trovano a viaggiare i pendolari siciliani. Attendiamo ancora una risposta”.
I risultati del monitoraggio?
1354 i treni totali monitorati sulla tratta Catania- Siracusa- Messina
- 26 i giorni complessivi del monitoraggio
- 7626 i minuti complessivi di ritardo, pari a 127 ore e 15 minuti, pari a 5 giorni circa
- 23 i treni soppressi per un totale di 1829 km/treno non effettuati.
Insomma, c’è poco da stare allegri. C’è solo da prendere atto che  il problema del  trasporto pubblico ferroviario  non è nell’agenda del governo regionale. Se così fosse si sarebbe intestato una battaglia epica per avere da Roma i soldi necessari a stipulare il contratto con Trenitalia. Non ci pare di avere sentito niente a riguardo.
L’unica cosa che sappiamo è che questa giunta siciliana, nella truffa relativa all’applicazione dell’articolo 37 dello Statuto,  non solo ha accettato  una cifra ridicola, ovvero 49 milioni di euro (secondo le stime degli esperti sarebbero almeno 5 miliardi l’anno ), ma sarà pure detratta dai fondi per la perequazione infrastrutturale (articolo 38 dello Statuto).
In sintesi: il governo dell’Isola non si intesta la battaglia politica  per  ottenere le risorse necessarie a garantire i trasporti ferroviari in Sicilia , e ‘regala’  alla Capitale anche  i fondi destinati al territorio siciliano e alle sue infrastrutture. Meglio di così….
di Antonella Sferrazza (25/6/2013) www.linksicilia.it

giovedì 24 gennaio 2013

Treni, in Sicilia mattinata da incubo 6 ore e mezza di ritardi in 16 tratte

Catania. La rabbia, in una mattina qualunque di una giornata lavorativa qualunque, corre veloce. Molto più di quelle "caffettiere" sulle rotaie. «Non c'è bisogno che venga Beppe Grillo a mangiare pane e salame dentro un vagone puzzolente, per sapere che i treni in Sicilia fanno schifo. Noi questo incubo lo viviamo tutti i giorni. E ogni ! giorno che passa è sempre peggio». Parola di Roberto Distefano, catanese, impiegato con la sottospecifica dello status di pendolare. Per lui, come per altre centinaia di studenti e lavoratori soprattutto, ieri è stata una giornata da dimenticare. L'ennesima. Sulla tratta Messina-Catania-Siracusa, in entrambe le direzioni, sui primi 19 treni del mattino (dalle 5,05 alle 9,40) ben 16 hanno registrato ritardi fra 5 e 86 minuti, accumulando un totale di 6 ore e 27 minuti. Record per il Messina-Siracusa delle 5,25, mentre un altro (il Messina-Catania delle 5,50) è stato soppresso; due convogli - e forse questa è la notizia - fanno segnare un meritorio anticipo, rispettivamente di 2 e 5 minuti.
Il bollettino di guerra arriva da Giosuè Malaponti, coordinatore del comitato pendolari siciliani che raggruppa i viaggiatori dei comitati "Me-Ct-Sr", "Sant'Agata Militello-Messina", "Ragusa" e "Caltagirone-Gela", dichiarando di rappresentare circa 50mila utenti. «La situazione del trasporto pubblico ferroviario in Sicilia - sostiene Malaponti - non è più tollerabile. Il diritto alla mobilità deve essere garantito dalle istituzioni, non dalle aziende di trasporto».
Interpellata sui disservizi di ieri, Ferrovie dello Stato Spa ha precisato, attraverso l'ufficio stampa siciliano, che «sulla linea Messina-Catania si è verificato un guasto alla locomotiva di un treno diretto a Siracusa. Si è deciso di far trasbordare i viaggiatori sul treno successivo». Ma c'è un prezzo da pagare: «Tutto ciò - spiegano da Fs Sicilia - ha causato sovraffollamento e accumulo di ritardo ma in quel momento è stata la miglior soluzione possibile per garantire ai passeggeri la prosecuzione del viaggio con il minor ritardo possibile». Per l'azienda «si è trattato, comunque, di un episodio isolato, infatti, nel corso del 2012 la percentuale di puntualità è stata del 93% a livello regionale, dato confermato nei primi 15 giorni di quest'anno». In particolare per la Messina-Catania «il dato di puntualità si attesta sul 92%, salvo poi registrare episodi occasionali spesso dovuti a cause esterne come guasti causati da avverse condizioni atmosferiche e soprattutto i furti di rame che negli ultimi tempi hanno riscontrato un'impennata non indifferente».
Intanto proprio ieri dai sindacati hanno chiesto un incontro urgente al presidente della Regione Rosario Crocetta, per discutere del rilancio del trasporto ferroviario. «Una situazione al collasso», scrivono i segretari di Cgil, Cisl, Uil Sicilia Ferruccio Donato, Maurizio Bernava, Claudio Barone e i segretari di Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti Sicilia Franco Spanò, Amedeo Benigno, Angelo Mattone. «Nessun rilancio delle ferrovie siciliane - denunciano i sindacati - ma piuttosto la mancanza di investimenti e di risorse anche solo per garantire la semplice manutenzione ordinaria delle linee siciliane con il grande rischio di vedere la chiusura di alcune tratte interne come l'Alcamo-Castelvetrano e tutta la dorsale mediterr! anea (Siracusa-Gela-Caltanissetta-Agrigento) che si sommeranno alla già! chiusa tratta ferroviaria Caltagirone-Gela». E c'è un altro rischio dietro l'angolo: «La mancanza della stipula del contratto di servizio fra Regione e Trenitalia che ha causato nell'ultimo biennio un considerevole taglio del servizio offerto dalla società ferroviaria quantificabile in 2 milioni di Km di percorso all'anno porterà da febbraio al già preannunciato taglio di un ulteriore milione di Km, senza un minimo di controllo da parte della Regione, con l'aggravante che la restante offerta verrà concentrata solo sulle dorsali di fatto giustificando cosi paradossalmente la chiusura di altre linee».
Sempre ieri, intervenendo a Roma a un convegno di Confindustria, l'ad di Fs Spa, Mauro Moretti, ha assicurato «interventi di velocizzazione». per la linea ferroviaria da Battipaglia a Reggio Calabria, ma anche in Sicilia, che «merita tantissime cose». Sarà così possibile «ridurre a 1 ora e 20 minuti la percorrenza tra Palermo e Catania, 45 minuti quella tra Catania e Messina e 2 ore e 5 minuti quella tra Palermo e Messina». Ma quando? I pendolari del Messina-Catania-Siracusa sono lì che aspettano.
Mario Barresi - (Ha collaborato Maria Gabriella Leonardi)
                                                      La Sicilia Venerdì 18 Gennaio 2013 I FATTI Pagina 6