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martedì 22 luglio 2014

Un'ora di sciopero tra le 11.00 e le 12.00 per commemorare i tre ferrovieri Vincenzo, Luigi e Antonio

Domani 23 luglio 2014, ancora uno sciopero dei treni, a fermarsi per un'ora e precisamente dalle ore 11.00 alle ore 12.00 saranno i lavoratori di Trenitalia e del Gruppo Ferrovie dello Stato che aderiscono alle sigle sindacali Filt, Fit, Uil, Ugl, Fast e Orsa.
Un gesto di solidarietà, di sensibilizzazione, di protesta e l’occasione per commemorare i tre ferrovieri Vincenzo Riccobono, Antonio La Porta e Luigi Gazziano morti sul lavoro giovedì 17 luglio 2014 in Sicilia.
Un fischio prolungato dei mezzi di trazione ad inizio sciopero alle 11.00 e la lettura nelle stazioni del seguente comunicato stampa:"I ferrovieri esprimono il loro profondo cordoglio per la morte dei colleghi Riccobono Vincenzo, La Porta Antonio e Luigi Gazziano deceduti sul lavoro. 
Non è più possibile assistere a simili tragedie: la sicurezza sul lavoro deve essere al primo posto di ogni azione sindacale, politica e aziendale".

Cub Trasporti Ragusa. Incidente ferroviario di Butera: non si muore per caso

Ragusa. La tragica morte di tre ferrovieri sulla linea Gela-Licata, nei pressi della stazione di Butera, avvenuta giovedì 17 luglio, ci ha colpiti come un macigno: tre colleghi, esperti e anziani, muoiono investiti da un treno in un tratto di linea definita a scarso traffico, dove transitano solo 6 treni al giorno. Com’è stato possibile tutto ciò? 
Le cause non vanno ricercate solo nell’eventuale errore o leggerezza di un qualche ferroviere adibito a mansioni che avevano in qualche modo a che fare in quel momento con la presenza dei tre operai lungo la linea e con la circolazione di un treno. Sarebbe troppo semplicistico, e di questo si occuperà la magistratura.
Ma ci sono cause più generali e importanti che possono farci comprendere le dimensioni e i contorni di questa disgrazia: in primo luogo lo stato di abbandono di certe tratte in Sicilia, che in quella ove è accaduto l’incidente è estremamente grave; in secondo luogo  la carenza di personale negli impianti adibiti alla manutenzione delle linee, la mancata assunzione di giovani  in seguito al pensionamento del personale anziano e la conseguente utilizzazione del personale residuo in zone sempre più vaste e meno conosciute. 
Quindi: meno personale, più chilometri da accudire, più lavoro da fare nella linea, col risultato che vanno a farsi benedire le normative sulla sicurezza, applicando le quali, i pochi lavoratori non riuscirebbero a svolgere nemmeno la metà dei loro compiti. Perché sicurezza vuol dire diminuzione dei ritmi di lavoro, tempi di attesa, tempo da dedicare alle procedure da mettere in atto. 
Finché tutto fila liscio, si procede così, quando però ci scappa il morto, allora vanno cercate le responsabilità, magari trovandole proprio nelle vittime, che tanto non possono parlare.
Una situazione che rischia di aggravarsi con la riorganizzazione imminente di RFI che mira a costituire mega impianti da dove il personale partirà giornalmente per andare a lavorare in linee sempre più lontane.
Se questo può accadere è perché da oltre vent’anni gli interessi del Gruppo FS si rivolgono quasi esclusivamente sull’Alta Velocità, lasciando che il resto delle linee regionali e del trasporto pendolari (ma anche del servizio merci), al Nord come al Sud, finisca nel degrado più assoluto. 
Degrado che in Sicilia ha toccato i limiti della decenza; qui le linee sopravvivono grazie alla buona volontà dei ferrovieri, alla loro abnegazione, alla loro disponibilità persino a mettere da parte i regolamenti sulla sicurezza a protezione della propria incolumità, pur di assicurare l’esistenza quotidiana delle ferrovie.
Adesso non si tratta di commuoversi e mandare messaggi di cordoglio alle famiglie: l’ipocrisia lasciamola agli sciacalli. 
La morte di Vincenzo Riccobono, di Antonio La Porta e di Luigi Gazziano devono averla sulla coscienza i vertici manageriali che hanno massacrato il trasporto su ferro, e con essi tutti i ministri e i governi che li hanno sostenuti e continuano a farlo e tutti quei politici che non hanno mosso un dito per ridare dignità e funzionalità alle nostre bistrattate linee e al servizio ferroviario.
Un appello a riflettere e a mettere in atto le necessarie pressioni perchè vengano coperte le piante organiche va fatto ai Responsabili degli impianti manutentivi, anch'essi in difficoltà per la grave carenza di personale a fronte della necessità di svolgere attività indispensabili per la sicurezza della circolazione dei treni, essendo perfettamente consapevoli che per svolgere le numerose attività lavorative assegnategli è necessario che i lavoratori mettano da parte i regolamenti che gli assicurano la sicurezza. 
Chi provi un sincero moto di sdegno non deve fare altro che rivolgerlo verso un impegno costante, accanito e coerente per il rilancio del trasporto ferroviario, contro le politiche di accentramento delle risorse, delle tecnologie e degli interessi attorno all’alta velocità. 
Domenica 20 luglio in Valle Susa gli attivisti NO TAV hanno bloccato un TGV in transito in memoria delle vittime di Butera: di questo tipo di solidarietà, e di seri impegni di lotta abbiamo tutti bisogno perché stragi di questo tipo non si ripetano mai più.
Ragusa, 22 luglio 2014
Coordinamento provinciale CUB Trasporti