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domenica 1 dicembre 2013

"Con il doppio dei passeggeri io il convoglio lo fermo e basta"

Colloquio "Con il doppio dei passeggeri io il convoglio lo fermo e basta" Dopo il caso di Ventimiglia, la solidarietà' del sindacato al capotreno.
«Ho una moglie e tre figli e l'ultima cosa che voglio che mi capiti è che qualcuno si senta male e collassi sul treno perchè non si respira. Poi a Guariniello chi glielo spiega che ho chiamato la centrale operativa per dire che eravamo pieni come un uovo, con il doppio dei passeggeri a bordo e loro mi hanno risposto che mi dovevo arrangiare e valutare. Io il treno lo fermo e basta. Non mi rovino perchè' loro tagliano personale e convogli. Massima solidarietà' al collega che, l'altro giorno in Liguria, ha bloccato tutto». Maurizio Cito, 52 anni, 20 passati in ferrovia, professione capotreno, è anche uno dei coordinatori nazionali del sindacato dell'Orsa. Il suo lavoro è questo: «Controllo la sicurezza dei convogli e i biglietti dei passeggeri. Faccio il mio lavoro con scrupolo ma sui treni per la Liguria è impossibile chiedere il biglietto a tutti perchè su sette carrozze che possono portare teoricamente 600 persone ne salgono 1000». Il suo racconto è' un viaggio nel calvario dei passeggeri «che però, sia chiaro - dice - è anche la nostra via crucis. Siamo noi che ci prendiamo insulti tutti i giorni. Se i viaggiatori sapessero che quasi nulla dipende dal capotreno sarebbe già una consolazione. Il fatto è che anche per noi vale la regola delle Poste: se sei in coda e si procede a rilento te la prendi con lo sportellista mica con il direttore della filiale». E' così il viaggio verso il mare, visto con gli occhi del «padrone del treno», è ancora più sorprendente di quello visto dagli utenti imbufaliti. Ti aspetti smentite, spiegazioni, difese a spada tratta, e arriva invece una verità scomoda destinata ad alimentare altre polemiche. Un racconto a tappe: «Il treno per Torino resta per ore parcheggiato alla stazione di Ventimiglia. Sotto il sole cocente. Quando si sale ci sono 40 gradi. Se funziona l'aria condizionata ci vogliono almeno 40 minuti perchè rinfreschi un pò. Intanto da Albenga e Alassio sale l'orda di passeggeri. Ti affacci e capisci che non ce la farai mai a passare e chiedere il biglietto a tutti e così rinunci. Torni indietro». D'accordo, ma così Trenitalia ci perde. O no? «Il problema è che in tutte le fermate salgono tantissime persone che spesso non pagano. Ma se passo in quei corridoi stracolmi a chiedere i biglietti il rischio aggressione è altissimo. E poi guardi, a mettersi nei panni dei passeggeri, in quelle condizioni, non puoi nemmeno difenderti. Hanno pagato un biglietto e vogliono un servizio che in quella situazione nessuno gli sta garantendo. Va detto anche che se la Regione stanzia un budget minimo l'azienda mette a disposizione un numero di treni proporzionale alla spesa prevista». Tornando al viaggio della speranza, il rischio di far ripartire dalla stazione un treno carico il doppio del consentito è altissimo: «Se si sente male qualcuno, se un passeggero ha un collasso, un attacco di panico, una crisi respiratoria, sono io che rispondo penalmente. Il fatto è che non ci sono regole chiare che possano aiutarci in questa decisione. Quando chiamiamo la sala operativa rimandano tutto al nostro buonsenso. Se continuano a salire persone che neanche possiamo più chiudere le porte, beh a quel punto io fermo tutto». E ancora: «Lì con la divisa a rappresentare l'azienda ci siamo noi, i controllori. I parafulmini di tutto. Quando qualcuno diventa violento a me tornano in mente i ragazzi e mia moglie e spero che non mi capiti nulla. E come succede a me, glielo garantisco, capita a moltissimi altri colleghi». 

GIUSEPPE LEGATO - La Stampa - 18 agosto 2013 pag. 19