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mercoledì 4 febbraio 2015

Continuità Territoriale. Hanno più diritti gli immigrati che noi siciliani

Sicilia. Nessuna restrizione può essere determinata da ragioni politiche… così finisce l’art. 16 della Costituzione Italiana, ma non è proprio così.  Non bastano le rassicurazioni dell'Ad di Fsi Elia, non bastano le risposte del Ministro Lupi, non basta la richiesta del governatore Crocetta è ora che in Sicilia si vedano i fatti ed in maniera concreta e tangibile. Basta agli annunci di mega opere, di alta velocità, di progetti faraonici come la Palermo-Messina-Catania per un totale di circa 8 miliardi e 600 milioni di cui finanziati appena il 10%. Queste opere sono decenni che vengono di volta in volta annunciate e mai finanziate e dico finanziate per l'intero importo. Basta con gli scippi già perpetrati sulle tasse dei siciliani. Ritengo che sia giunto il momento che Regione, Comuni e forze sociali assieme reclamino quanto è dovuto alla nostra terra. La Sicilia ha diritto ad avere gli stessi servizi del resto d'Italia e non solo, la mobilita è un diritto dei Siciliani ed un dovere dello Stato assicurare la Continuità territoriale alla Sicilia. 

martedì 13 gennaio 2015

Trasporti, Sicilia isola inaccessibile 'Crocetta studi il metodo Bassolino' | lasiciliaweb.it

Sicilia. L'analisi. Il professore Russo: "La ferrovia è il mezzo del futuro, la Campania in pochi anni è diventata modello per l'Ue. Catania? Serve la stazione sotto Fontanarossa, è strategica per lo sviluppo". Il caso del semaforo di Messina che manda in centro le auto in arrivo con i traghetti.

giovedì 11 settembre 2014

Catania-Palermo, la lunga storia di un raddoppio ferroviario

La solita storia quella, che si ripete di anno in anno, di snocciolare milioni di euro e opere pubbliche che dovrebbero cambiare l’aspetto infrastrutturale della Sicilia.
Le dichiarazioni di quest’ulteriore svolta epocale annunciata oggi su tutti i quotidiani siciliani sono gli interventi del presidente di Rete ferroviaria italiana Ing. Dario Lo Bosco e del governatore Crocetta nella conferenza stampa tenutasi ieri.
Non desidero elencare tutti gli interventi e le cifre che conosco già a parte qualche variante ma, desidero iniziare dal lontano 19 gennaio 2009 e dalla brillante operazione di provocazione politica “Freccia Rotta”, organizzata dall’on. Giuseppe Castiglione già presidente della Provincia regionale di Catania, oggi sottosegretario nel governo Renzi. In quell’occasione venne fuori da tutti gli attori presenti (politici, dirigenti delle ferrovie, etc.) che sarebbero bastati venti trenta milioni di euro per ammodernare e velocizzare l’attuale tracciato della Catania-Palermo, in un anno e mezzo di lavori, portando i tempi di percorrenza al di sotto delle due ore e trenta e per di più elevando la linea da rango “C” a rango “P” facendo viaggiare i pendolini.
Con l’intervento nel 2009 dell’ex sottosegretario alle infrastrutture Reina furono tenuti diversi tavoli tecnici romani con i dirigenti della Regione Sicilia, di Rete ferroviaria italiana e del ministero delle infrastrutture. Da questi incontri quasi a fine 2009 venne inserita, per le prese di posizione di Reina, nel Contratto di Programma 2007-2011 con la seguente descrizione:  Opere in Corso - Tabella A03-Sviluppo Infrastrutturale Rete Convenzionale - Modifiche anno 2009 - Codice Intervento NAD04: Interventi di potenziamento infrastrutturale per adeguamento al nuovo modello di esercizio della Regione Sicilia, prioritariamente per la velocizzazione dell’itinerario Palermo-Catania per un importo di 30 milioni (si allega foto).
A quattro anni di distanza dall’inserimento nel CdP, non è stato realizzato nessun intervento di velocizzazione della Catania-Palermo se non quello operato da Trenitalia  nel cambiare gli orari di percorrenza ad una coppia di treni in tre ore circa mentre nella slide del Cis è previsto due ore e 45 minuti (vedi slide Cis).
Comunque, la questione che mi fa più rabbia è che tutti questi miliardi di euro vengano investiti solo ed esclusivamente su una relazione ferroviaria per una sorta di miopia politica. Lo Sblocca Italia, visto che la Catania-Palermo era stata già inserita e finanziata nel CIS, doveva essere lo strumento per distribuire ai territori siciliani più penalizzati quella boccata di ossigeno infrastrutturale a breve termine per  incentivare e sviluppare il tessuto economico, sociale e turistico di quei territori. Sono convinto che un’attenta programmazione del Dipartimento Infrastrutture, Mobilità e Trasporti ed un intervento forte dei nostri politici a Roma possa nell’immediato futuro dare un asset diverso alle infrastrutture siciliane.
Giosuè Malaponti – Presidente Comitato Pendolari Siciliani

mercoledì 10 settembre 2014

In Sicilia non serve l’alta velocità ma ammodernare e potenziare le infrastrutture esistenti

Contratto Istituzionale di Sviluppo (CIS) (si allega foto) e decreto Sblocca Italia i provvedimenti che dovrebbero cambiare il volto all’infrastruttura ferroviaria siciliana. L’unica priorità infrastrutturale in Sicilia è diventata la Catania-Palermo. Come se il solo raddoppio della Catania-Palermo risolverebbe tutti  le “sfortune” infrastrutturali della Sicilia. In questi anni l’accenno alla linea ferroviaria Catania-Palermo era sinonimo di “tempi biblici per i lunghi tempi di percorrenza”. Inchieste sul trasporto ferroviario siciliano realizzate da La Repubblica, Corriere della Sera, Rai Uno ed altre hanno evidenziato l’enorme gap infrastrutturale e dei collegamenti ferroviari tra le principali Città siciliane quali Trapani, Ragusa, Modica, Agrigento con tempi veramente biblici dovuti a molte (strane) coincidenze tra treni ed ai pochissimi treni dedicati. Siamo convinti che l’enorme investimento fatto sulla Catania-Palermo non servirà a migliorare le condizioni di trasporto delle altre Città.
Non si possono spendere 5,3 miliardi, ne mancano ancora tre (sempre se sarà questa la cifra definitiva a opera finita e quali saranno i tempi certi e definitivi per la realizzazione) solo per una volontà politica che certamente sa, ma fa finta di non sapere delle reali condizioni della rete ferroviaria siciliana. Infatti, nelle varie dichiarazioni non ci sembra di aver letto della Alcamo-Trapani via Milo chiusa da un anno e mezzo; non abbiamo letto della Caltagirone-Gela chiusa da oltre tre anni dal crollo del ponte; non abbiamo letto dei collegamenti ferroviari con l’aeroporto di Catania e di Trapani; non abbiamo letto della messa in esercizio a regime della Metro-ferrovia Giampilieri-Messina; non abbiamo letto della Metro-ferrovia di Ragusa progettata e mai fatta finanziare;  non abbiamo letto della velocizzazione della Catania-
Siracusa iscritta in quasi tutti i contratti di programma con date e cifre; non abbiamo notizie dei 1970 milioni di euro previsti per il raddoppio della Fiumefreddo-Giampileri (vedi foto) con delibera Cipe 62/2005. Però occorre cavalcare a tutti i costi i tempi biblici della Catania-Palermo, quando, invece, ad onor del vero sulla Catania-Palermo insiste nel Contratto di Programma 2007-2011 - Opere in Corso - Tabella A03-Sviluppo Infrastrutturale Rete Convenzionale - Modifiche anno 2009 - Codice Intervento NAD04: Interventi di potenziamento infrastrutturale per adeguamento al nuovo modello di esercizio della Regione Sicilia, prioritariamente per la velocizzazione dell’itinerario Palermo-Catania per un importo di 30 milioni (si allega foto). Quando invece l’imponente finanziamento dello Sblocca Italia poteva essere distribuito per ammodernare, velocizzare e realizzare un sistema più leggero e veloce in tempi più brevi collegando molte più città che ad oggi sono quasi del tutto isolate per scelte o disattenzioni non condivisibili. Ribadiamo che non ci serve l’alta velocità nelle tratte siciliane per ovvi motivi, uno dei tanti, i tempi lunghissimi di realizzazione. Ai siciliani basterebbe solo ed esclusivamente “la velocità”.
Giosuè Malaponti - Presidente Comitato Pendolari Siciliani

lunedì 3 febbraio 2014

Previsti in Sicilia investimenti per 21 miliardi

Parola d'ordine: cooperare. Dai due dibattiti incentrati su sistemi sociali e su settore manifatturiero e capitale sociale emerge la necessità di creare una rete tra istituzioni e privati a partire da un'interazione tra le piccole e medie imprese, vero tessuto costitutivo dell'economia. «Perché - tuona il ministro alle Infrastrutture Maurizio Lupi - questo Paese o riparte tutto insieme, o non riparte più. La questione meridionale coincide con la questione italiana».
Qual è l'idea del ministro per far ripartire l'economia?
«Occorre mettercela tutta, tutti insieme, in particolare le istituzioni e la politica.
Le infrastrutture sono un volano per la crescita se le risorse sono gestite bene e distribuite in maniera intelligente: le grandi medie e piccole opere, la collaborazione pubblico privato, i tempi certi in cui le risorse vengono spese e le opere si realizzano. Dobbiamo rimetterci tutti in gioco».
Qual è il piano per la Sicilia in particolare?
«Per la Sicilia è stato firmato l'11° protocollo d'intesa. Abbiamo monitorato tutte le opere indispensabili per la Sicilia: circa 21 miliardi di euro. 9,9 miliardi sono già stanziati, 5,6 miliardi di euro sono per le opere realizzate. La prima sfida è che gli interi 10 miliardi siano realizzati e completati, e poi dovremo trovare insieme gli altri 10 miliardi. Importante è che ci sia un disegno strategico».
Dello stesso avviso è Linda Vancheri, assessore alle Attività produttive della Regione Siciliana, secondo cui l'unica strada percorribile è incrementare la rete produttiva e progettuale tra le imprese. «Le politiche distrettuali - ci dice - servono per aiutare le amministrazioni a individuare punti di forza e criticità dei territori e distribuire le risorse. Faremo un road show al fine di coordinare le attività, puntare sulla massa critica e orientare gli interventi di sviluppo. Bisogna inoltre pensare uno spin-off tra università impresa e territorio».
Ripartire dal sud, dunque, e dai suoi giovani: secondo Ivan Lo Bello, vicepresidente per l'Education di Confindustria, sarà il modello tedesco a portare la Sicilia «fuori dall'ottica clientelare fin qui vigente, che ha generato solo un precariato esistenziale. Ed è Crocetta il primo presidente che abbia affrontato il problema».
Amelia Cartia - La Sicilia - Domenica 02 Febbraio 2014 Ragusa Pagina 31

giovedì 12 dicembre 2013

Trasporto ferroviario: Il comitato pendolari giovedi a Palermo

12 dicembre 2013 - Rinviato l’incontro sull'accordo di programma per il trasporto ferroviario previsto ieri mattina tra la Regione Siciliana, i Comitati Pendolari e i Sindacati. L’appuntamento è stato fissato per giovedì 19 dicembre alle ore 10,30 nei locali dell’assessorato regionale alle Infrastrutture e alla Mobilità in via Leonardo da Vinci, 161 a Palermo. continua a leggere...

venerdì 6 dicembre 2013

«La chiusura della tratta ferroviaria Pa-Tp va scongiurata. Si pensi al pieno recupero»

Si chiedono iniziative per l'ammodernamento ed il ripristino della tratta.
«La chiusura della tratta ferroviaria Palermo-Trapani va scongiurata». Stavolta a prendere posizione su una situazione che da 10 mesi si ripercuote negativamente sull'intero territorio provinciale è la deputata regionale del Movimento 5 Stelle Valentina Palmeri la quale ha presentato una mozione che impegna il governo di Palazzo D'Orleans, a Palermo, a promuovere iniziative finalizzate all'ammodernamento e al ripristino della tratta ferroviaria che collega le due importanti città siciliane.
La tratta che collega Alcamo a Trapani è chiusa dallo scorso 25 febbraio a causa di una frana e ad oggi non è stato ancora eseguito alcun lavoro di manutenzione che possa far pensare al suo ripristino.
«Come se non bastasse - rileva l'on. Palmeri - a partire dall'11 agosto scorso, nell'ambito del programma di rimodulazione delle tratte ferroviarie, la linea in questione è stata soppressa perché ritenuta improduttiva. Per assurdo con la soppressione di questa linea i numerosi pendolari che utilizzavano il treno per recarsi al lavoro o a scuola sono costretti a fruire della tratta ferroviaria via Castelvetrano, con la conseguenza che per arrivare da Trapani a Palermo, città che distano in linea d'aria appena 70 chilometri, si impiegano cinque ore, in poche parole si tratta di fare un viaggio della speranza. Inoltre, l'asserita improduttività della linea, causa della soppressione imposta da Rete ferroviaria italiana e Ferrovie dello Stato, non è sicuramente da attribuire allo scarso utilizzo da parte dei fruitori, bensì all'eccessiva e ininterrotta incuria della linea».
Intanto, è di lunedì scorso una lettera che le segreterie provinciale e regionale della Filt Cgil e la Cgil di Trapani hanno inviato, tra gli altri, al governatore Crocetta, ai deputati dell'Ars e al prefetto della città falcata, per lamentare ancora una volta quella che definiscono «la scarsa volontà politica, in particolare dei governi regionale e nazionale relativamente all'ammodernamento delle infrastrutture e allo sviluppo dei trasporti in Sicilia e in particolare nel Trapanese». I sindacati si dicono fortemente preoccupati al punto da considerare un intervento sui trasporti «una vera e propria emergenza».
«Riteniamo - scrivono - che il trasporto regionale e locale, sia esso marittimo, terrestre o aereo, sia fortemente compromesso dai tagli e dalla mancanza di programmazione e ciò aggiunge la sua negatività a quella crisi che attanaglia, da diversi anni oramai, il nostro Paese. Siamo, invece, convinti che il settore trasporti, che rappresenta l'anello fondamentale della catena agricoltura-turismo e, quindi, della principale fonte di economia trapanese, possa svolgere quella funzione anticiclica alla crisi. Se, però, questa emergenza non è riconosciuta da tutti e soprattutto dalle nostre istituzioni locali e regionali e non viene affrontata e avviata a soluzione rischia di portare all'implosione non solo gran parte del settore ma l'intera economia della nostra provincia e del resto della regione. Ad oggi possiamo affermare che poco o nulla si è fatto nel settore. Anzi, a parte rari comunicati e piccoli interventi di politici locali, continuiamo a registrare quell'inversione di tendenza nelle scelte politiche che invece dovrebbero proporre le giuste soluzioni a problemi riguardanti il settore della mobilità».
Anche la Cgil, come l'on. Valentina Palmeri, lamenta nel Trapanese le lunghe ore di percorrenza! dei treni e la presenza di «autobus vecchi di trenta anni che devono viaggiare in strade e autostrade in condizioni minime di sicurezza» e si dice contraria al taglio dei finanziamenti per i collegamenti marittimi e ai fondi per l'aeroporto «Vincenzo Florio» di Birgi.
«L'appello che rivolgiamo - concludono i sindacalisti della Filt Cgil - alla Regione e a tutti gli enti locali è quello che ciascuno faccia la propria parte con gli interventi di programmazione e con le azioni necessarie a promuovere il processo di industrializzazione del settore trasporti inteso come viabilità e infrastrutture».
Oltre al ripristino in tempi celeri della tratta ferrata Trapani-Alcamo-Palermo, via Milo, la Cgil, tra le altre cose, il sindacato chiede che vengano predisposti nuovi collegamenti marittimi per il trasporto merci «perchè oggi molte imprese portuali della provincia di Trapani, a causa dei tagli di linee e quindi della riduzione di movimentazione merci, stanno provvedendo a licenziamenti e a porre in cassa integrazione diversi lavoratori».
Margherita Leggio - La Sicilia - Giovedì 05 Dicembre 2013 Trapani Pagina 30

mercoledì 13 novembre 2013

Metroferrovia di Giampilieri a servizio ridotto

Ci teniamo a fare presente che non è più sopportabile il disagio che giornalmente procura la prima delle quattro corse giornaliere della Metroferrovia di Giampilieri, e precisamente quella delle ore 06.55, ai treni stracolmi di pendolari in arrivo a Messina.
Quasi tutti i giorni i treni del mattino in arrivo a Messina accumulano dai 10 ai 20 minuti di ritardo ed in molti casi creano ancora più disagi a chi deve proseguire per raggiungere Reggio Calabria, diventando un continuo calvario. 
Visti gli investimenti per la tale realizzazione oggi è necessario, con le dovute risorse, farla ripartire a pieno regime assicurando ai suoi concittadini e a chi giunge a Messina, una mobilità eco-sostenibile. Certi in un Suo autorevole intervento, presso il Governo Regionale e la Direzione Sicilia di Trenitalia, per la soluzione ai problemi, giornalieri, di migliaia di pendolari, per regolarizzare il servizio metroferroviario e per dare seguito a quanto manifestato nel suo programma elettorale.


domenica 10 novembre 2013

Il Pendolino che cambierebbe qualità, capacità e comfort del servizio ferroviario in Sicilia.

Il Pendolino che cambierebbe qualità, capacità e comfort del servizio ferroviario in Sicilia. 
(https://www.youtube.com/watch?v=z73uOAoQe4E)
In merito alla notizia, dell’Associazione Ferrovie Siciliane di Giovanni Russo, relativa all’accantonamento nella stazione di Reggio Calabria Centrale di quattro ETR 450 (Pendolino) ed atri tre ancora in esercizio da Reggio C. a Roma, riteniamo opportuno intervenire per sollecitare l’intervento del Governatore Crocetta e dell’Assessore ai Trasporti Bartolotta nei confronti della Direzione di Trenitalia Sicilia affinché questi “Treni ETR 450” vengano traghettati prima possibile in territorio siciliano per metterli in esercizio nell’infrastruttura ferroviaria tirrenica e ionica, già funzionale alla circolazione di questo tipo di elettrotreni. 
L’entrata in esercizio di questi elettrotreni cambierebbero immediatamente e a costo zero la qualità del servizio offerto a migliaia di pendolari e viaggiatori avendo così dei treni con prestazioni superiori in termini di capacità e velocità e con maggiori comfort. Vista l’opportunità riteniamo che non sarebbe giusto, ancora una volta, per la Sicilia perdere quest’ulteriore treno...
Giosue Malaponti - Comitato Pendolari Siciliani

giovedì 17 ottobre 2013

Comitato Pendolari: Appello alle istituzioni per garantire il trasporto ferroviario in Sicilia

Troppi sono i disservizi e i disagi causati in queste ultime settimane ai pendolari siciliani da Trenitalia e Rete ferroviaria italiana. Giornalmente, ritardi, treni super affollati per la mancanza di vetture, cancellazioni di treni dovute a mancanza di materiale rotabile per guasti/manutenzioni e/o a problemi alle infrastrutture ferroviarie. Pendolari penalizzati in tutte le tratte regionali da Trapani a Palermo, da Messina a Catania a Siracusa ed in altre direttrici. Sta diventando una situazione insostenibile. Il trasporto ferroviario regionale deve essere garantito dalle istituzioni (Regione, Province e Comuni), così come previsto dal Dlgs 422/97, in considerazione del fatto che la Regione sino ad oggi non ha ancora preso nessuna posizione in merito. Per questo motivo chiediamo l’intervento dei Sindaci dei Comuni serviti dal trasporto ferroviario, così come prevede il Dlgs 422/97, ad esigere dal Governatore Crocetta e dall’Assessore ai trasporti Bartolotta l’attuazione di quanto previsto dal citato decreto legislativo all’art. 16, nel garantire i servizi minimi qualitativamente e quantitativamente sufficienti a soddisfare la domanda di mobilità dei cittadini. Chiediamo, inoltre, alle istituzioni regionali di vigilare, di far rispettare e far garantire dai gestori del servizio pubblico ferroviario, Trenitalia e Rete ferroviaria Italiana, le condizioni di trasporto previste nel Contratto di servizio vigente tra il Ministero dei trasporti e Trenitalia Direzione regionale Sicilia.
Giosuè Malaponti – Presidente Comitato Pendolari Siciliani

martedì 24 settembre 2013

Risposta da parte della Regione Sicilia alla nostra richiesta del 22 luglio 2013

Risposta da parte della Regione Sicilia alla nostra lettera aperta indirizzata al Presidente Crocetta relativa alla richiesta di introduzione di nuove corse treno e nuove fermate sulla tratta  Messina - Tusa e viceversa con decorrenza 13 settembre 2013.


martedì 30 luglio 2013

Sicilia, anche i treni del turismo stanno finendo sui binari morti

L'allarme. Il Comitato Pendolari denuncia le riduzioni in tratte che coprono località rinomate. 
«Tagli tra Messina e Siracusa - dice Malaponti - e niente Treno del mare»
Stazioni in crisi. Taormina resta ormai chiusa nei week end. 
Siracusa-Ragusa. Una linea importante che andrebbe rilanciata.
Taormina. In qualunque altra parte la stazione ferroviaria di una località che è tra le più gettonate e conosciute del mondo, sarebbe una bomboniera. E la tratta ferroviaria che passasse da quella destinazione e che portasse, tra l'altro, verso un altro angolo di paradiso, penetrando dritta dritta nel cuore del Distretto del Barocco più ricco ed invidiato che ci sia, sarebbe una asse dei trasporti fondamentale.
Ma qui siamo solo a Taormina, qui siamo soltanto sul binario che sale e scende da Messina a Siracusa, passando per Catania, accarezzando un litorale bello e suggestivo. Accarezzandolo sino al punto che, per la verità, i treni rischiano sempre, e ogni giorno di più, di venir giù dalla strada ferrata, perché per più chilometri la massicciata frana inevitabilmente. Messina-Catania-Siracusa, passando per Taormina: siamo condannati a chiederci sempre che cosa fanno e che cosa farebbero gli altri di fronte ad una situazione come questa. Allora diciamo che per utilizzare al meglio il potenziale rappresentato in ogni Paese dal trasporto ferroviario, si sarebbero investiti un bel po' di miliardi (tra l'altro due c'erano, per il raddoppio tra Giampilieri e Fiumefreddo, ma sono stati stornati altrove perché si sono perduti anni a litigare). Invece qua siamo all'abbandono. A meno che non si
voglia credere, un po' per disperazione, alla promessa che entro il 2020 tutto cambierà e che il triangolo Messina-Catania-Palermo sarà servito da qualcosa che somiglierà all'alta velocità. Per ora registriamo i fatti, ovvero i tagli. Giosuè Malaponti, con il suo Comitato Pendolari, registra tutto, ha un quadro preciso ed inequivocabile della situazione, di ogni tratta ferroviaria dell'Isola. Parliamo di questa, dunque, e di quelle che dovrebbero favorire il turismo.
«Prendiamo per esempio un giorno festivo, una domenica: da Messina a
Catania ci sono 8 treni, il primo parte alle 6.55, il secondo alle 14.05. Che vuol dire? Vuol dire che turisti che arrivino a Messina e che vogliano raggiungere proprio Taormina, o lo fanno all'alba o hanno perduto mezza giornata ad aspettare il secondo treno. Al contrario, da Catania a Messina, di treni ce ne sono 12 e tutti con buoni orari. Ma se pensiamo al turismo che arriva dal Continente, beh forse servirebbe potenziare la Messina-Catania, direi».
E' così. Non è che lo dica Malaponti e non è solo intuito o deduzione. Tanto è vero che sino all'anno scorso Trenitalia aveva attivato il Treno del Mare: nove coppie che facevano in estate Catania-Taormina-Leotojanni.
«Ottima iniziativa - conferma Malaponti - peccato che per risparmiare quei treni siano stati cancellati».
Ma non sono le uniche corse ad essere scomparse dall'orario delle Ferrovie dello Stato. Se restiamo sulla Messina-Catania-Siracusa, il Comitato dei Pendolari segnala che negli ultimi sei mesi sono stati tagliati 110 treni e che sono scomparsi 9112 chilometri di percorrenza sulla tratta, soppressi. Perché? La motivazione che generalmente porta Trenitalia è che ci viaggia sempre meno gente, la questione da sollevare è se su una direttrice così importante sotto il profilo turistico, è giusto tagliare, anziché provare a vendere di più e meglio un prodotto che funziona in tutto il resto del mondo.
In fondo, torniamo a quel che fanno gli altri, la distanza tra Messina e Siracusa non è poi così abissale come ci sembrerebbe usando i parametri locali. Sono in tutto 182 chilometri, poco più del doppio della mitica Piccadilly Line, la linea della metropolitana di Londra che in 71 chilometri unisce
Cochfosters con i quattro terminal dell'aeroporto di Heathrow, passando per tutto il centro della capitale. Questo significa che si potrebbe far lavorare questa ferrovia vecchia e cadente proprio come una metro. Peccato, però, per un sacco di cose. Partendo dalla stazione di Taormina, quella che dovrebbe fare storia e tendenza.
«E' una stazione ridotta ai minimi termini Taormina-Giardini - racconta Malaponti - al punto che non c'è più capo stazione, è aperta da lunedì a venerdì sino al pomeriggio e negli altri giorni si possono fare i biglietti solo con il self service. Se funziona. Ma, del resto, anche Catania non sta molto meglio, nel senso che inserita nella gestione di Cento stazioni, aveva come obiettivo quello di diventare luogo di attrazione, un posto vivo. Invece c'è solo la rivendita di tabacchi all'interno, nessun'altra attività commerciale che abbia dato lustro e interesse alla stazione, così come si voleva».
Sembra di parlare di binari morti, e forse è proprio così. E' il trasporto ferroviario in Sicilia che vive, come detto, sempre di attese a lunga scadenza e con progetti stratosferici, anziché provare a fare quel che si potrebbe fare. Prendiamo il turista (ma vale per chiunque) che voglia spostarsi da Catania e Palermo o viceversa. Si sa che, a parte un paio di treni che fanno la tratta in 2 ore e 45, gli altri ci mettono un secolo. Ora si parla, come dicevamo, del progetto proiettato al 2020: velocizzazione della Catania-Palermo, spesa prevista 1,4 miliardi, tempo di percorrenza 2 ore e 25 minuti. Possibile, Malaponti?
«Così dice il progetto. In sostanza per accorciare di una ventina di minuti il tragitto spenderemmo una cifra spropositata. A conti fatti ogni minuti risparmiato ci costerebbe 72 milioni. Intanto c'erano i 30 milioni recuperati dall'ex sottosegretario Pippo Reina con cui si sarebbe potuta realizzare rapidamente la pendolinizzazione della tratta, innalzando la tecnologia dei binari e di conseguenza la velocità dei treni, arrivando a risparmiare lo stesso tempo».
E i soldi che ci sono per migliorare il sistema dei trasporti allora? Che farne? Tantissime cose. Visto che di Distretto del Barocco del Sud Est stiamo parlando, si potrebbero utilizzare per modernizzare la tratta Siracusa-Ragusa-Modica, tre luoghi incantevoli frequentati da migliaia di turisti che, però, per spostarsi da un centro all'altro perdono ore e tanti quattrini. Ma quel che non è compresa nelle priorità di chi gestisce il trasporto ferroviario in Sicilia è proprio la questione turistica, oltre a tutto il resto che rientra nell'ordinario. Per esempio la tratta Palermo-Alcamo-Trapani, che attraversa altri luoghi incantevoli.
«Esiste sulla Palermo-Trapani la diramazione Alcamo, utile per raggiungere molte località accorciando i tempi di viaggio - dice Malaponti. Dallo scorso marzo, però, a causa di uno smottamento la diramazione è interrotta e si allunga di 100 chilometri. La spesa per intervenire si aggirerebbe intorno ai 50 milioni, ma non si sta considerando, evidente, indispensabile».
Ma siamo al festival dei paradossi, se vogliamo dirla tutta: basti pensare che la Siracusa-Catania è tratta turistica, ma anche frequentata da tanti pendolari, lavoratori e studenti. E anche qua c'è un ma.
«Ma - spiega Malaponti ancora - l'ultimo regionale parte alle 17.16, poi solo Intercity alle 19.10 e alle 21,45. Su cui non fanno salire i pendolari che vorebbero scendere a Catania. Che senso ha? ».

Andrea Lodato Nostro inviato - La Sicilia - Lunedì 29 Luglio 2013 I FATTI, pagina 7

lunedì 29 luglio 2013

Il governatore «Da Alitalia una risposta poco garbata»

«L'Alitalia non creda di intimidirmi. E' stata anche poco cortese quando ha detto che io dovrei calmarmi. Io non mi calmo per niente». Lo dice Rosario Crocetta commentando la lettera inviata da Alitalia in risposta alle dichiarazioni del presidente della Regione e al suo annuncio di voler istituire una compagnia aerea siciliana.
«L'Alitalia - replica Crocetta - si deve rendere conto che la Sicilia non ha le tariffe agevolate come la Sardegna, non possiamo dare finanziamenti alle compagnie aeree perché sarebbero aiuti di Stato, non ha i treni veloci, non ha autostrade, anche se sulla Salerno-Reggio Calabria ci sta lavorando con anticipo sui tempi la catanese Tecnis di Mimmo Costanzo. Insomma, siamo una regione lontana che per muoversi viene presa in ostaggio con tariffe impossibili, costa meno andare a Casablanca o ad Atene piuttosto che a Roma. E l'Alitalia come risponde, che non ha il monopolio? E cosa è avvenuto dopo che ha contribuito a far crollare la catanese Wind Jet in maniera che ancora offende? Non è in posizione dominante? Ma non scherziamo, e non giochiamo con i numeri. Io la compagnia aerea siciliana la faccio, del resto Ast, l'azienda siciliana trasporti, può fare anche trasporto aereo e quindi è legittimata. E poi comincerà affittando un aereo e facendo prezzi bassi sul Roma e sul Milano. Non rischiamo praticamente nulla, ed è inutile che i nostri avversari politici cerchino di sfottere parlando degli "autobus volanti", noi vogliamo fare soltanto un'operazione che serva alla mobilità dei siciliani e a fare abbassare le tariffe all'Alitalia, perché sarà vero che fa volare a prezzi contenuti, ma solo se prenoti un mese prima. Se invece devi partire con urgenza ti strangola. E noi siciliani non ci facciamo strangolare da Alitalia. Tra l'altro c'è il problema di Comiso».
In che senso?
«Nel senso che l'Alitalia sta trascurando Comiso, il sesto aeroporto siciliano. Nel suo programma di voli non ho letto la parola Comiso. Vuole soldi? E quanti soldi vuole? Vuol risanare il suo bilancio con i soldi dei siciliani? E' stato già scritto che se l'Alitalia perde la Sicilia rischia di fallire. Noi siamo buoni, non vogliamo che faccia la fine che hanno fatto fare a Wind Jet, ma non vogliamo nemmeno essere sfruttati. E poi l'Alitalia ha servizi migragnosi. Ti dà un drink e dei vecchi biscotti. Ma questo è un servizio da compagnia aerea internazionale? Prendiamo Bruxelles. Per andarci dalla Sicilia con Alitalia devi fare una sosta e non ti danno niente da mangiare. Invece con Brussels Airlines mangi bene. L'Alitalia sarà in difficoltà di cassa, ma non deve far soffrire la fame ai suoi passeggeri».
Ma se l'Alitalia offrisse un ribassamento delle tariffe ci potrebbe essere un cambio di strategia?
«In questo caso si potrebbe trattare, ma dovrebbe essere una trattativa seria, non certo come quella che ha fatto con Pulvirenti, il proprietario della Wind Jet. Io sono qui, non mi smuovo dalle mie convinzioni. Se hanno delle cose serie da proporre sono disposto ad ascoltarli, ma non credano di poter dettare legge a casa nostra. Sono finiti quei tempi. O i siciliani possono volare a prezzi accettabili anche se sono costretti a partire all'ultimo momento, oppure la battaglia continua».

Tony Zermo – La Sicilia Domenica 28 Luglio 2013 Politica, pagina 4

domenica 28 luglio 2013

Alitalia: Crocetta non strumentalizzi «Non siamo monopolisti in Sicilia»

Ma non dice nulla sul caro-tariffe dei voli «last minute»
«In merito alle dichiarazioni dei giorni scorsi del Presidente della Regione Sicilia Crocetta in riferimento ad Alitalia, la società precisa innanzi tutto che in Sicilia non esiste alcun monopolio. Sulle rotte domestiche operano nella Regione diversi altri vettori: ad esempio la Catania-Milano è servita, oltre che da Alitalia e da Air One, da Easyjet e da Ryanair, mentre la Catania-Roma è servita anche da Meridiana e da Blue Panorama.
Alitalia, con il suo Piano Industriale 2013-2016, dimostra altresì come la Sicilia abbia, in questo progetto, un ruolo strategico di assoluto rilievo.
Il Gruppo, che opera su tutti e cinque gli aeroporti regionali, nel nuovo piano prevede di dedicare 14 aerei (rispetto agli 11 di oggi, + 27%) ai collegamenti da/per la Sicilia che saranno operati da Alitalia e dal nuovo brand Air One; quest'ultima, in particolare, potenzierà in maniera sostanziale i voli internazionali da/per Catania e Palermo arrivando a offrire da/per l'isola oltre 450 voli settimanali (+ 10% rispetto a oggi) e assicurando prezzi alla portata di tutti.
Lo sviluppo del network da Catania prevede la conferma delle rotte esistenti e lo sviluppo di nuovi collegamenti a prevalenza internazionale: rotte confermate da Catania verso: Bologna, Kiev, Milano Malpensa, Mosca, Pisa, Rostov, San Pietroburgo, Torino, Venezia, Verona; rotte allo studio da Catania per: Amsterdam, Berlino, Copenaghen, Dusseldorf, Genova, Napoli, Ginevra, Lione, Londra, Marsiglia, Parigi Orly, Praga, Stoccarda, Vienna.
Da Palermo verrà confermato l'attuale collegamento per Venezia, mentre sono allo studio nuovi voli per Amsterdam, Berlino, Lione, Londra, Napoli, Parigi Orly, Torino.
PREZZI ALITALIA
Per quanto riguarda i prezzi offerti da Alitalia, la Catania-Roma-Catania parte da 106€, andata e ritorno, tasse incluse; la Catania-MilanoLinate-Catania da 141€ andata e ritorno, tasse incluse, mentre la Palermo-MilanoLinate-Palermo parte da 130€ andata e ritorno, tasse incluse.
Negli ultimi mesi circa il 30% dei biglietti sulle rotte dalla Sicilia a Roma e Milano, o viceversa, sono stati venduti a questi prezzi.
Bisogna poi ricordare che tutti i voli Alitalia, di qualunque prezzo e classe, offrono una serie di servizi inclusi quali il bagaglio, il check-in in aeroporto in alternativa a quello on-line, l'assegnazione del posto a bordo, snack e bibite e, infine, l'accumulo di miglia. Servizi che si pagano a caro prezzo con le compagnie low cost e che riducono sicuramente il divario di prezzo già modesto.
PREZZI AIR ONE
A titolo esemplificativo Air One, da gennaio a giugno di quest'anno, ha operato tra Catania e Malpensa, nelle due direzioni, 863 voli e ben il 60% dei passeggeri ha potuto usufruire di tariffe particolarmente convenienti, il cui prezzo medio è stato di 36€ + tasse (19,59€ per i passeggeri in partenza da Catania e 26,11€ per quelli in partenza da Malpensa).
Le tariffe di fascia alta, peraltro comprensive di tutta una serie di servizi (miglia, doppio bagaglio incluso, completa flessibilità e rimborsabilità) hanno rappresentato nel complesso meno dell'1% dei biglietti venduti.
CONSIDERAZIONI SULLE TARIFFE AEREE 
Ovviamente per poter trovare le offerte più convenienti, soprattutto se si pianifica di effettuare il viaggio in periodo di alta stagione, occorre acquistare il biglietto con congruo anticipo. A ridosso partenza per trovare tariffe adatte a budget più limitati conviene avere flessibilità sulle date di partenza e ritorno in modo da non entrare nel picco di domanda. E' importante ricordare che il principio alla base della differenza di prezzo dei biglietti di un volo è che il prezzo aumenta o diminuisce anche in relazione al riempimento degli aerei stessi, ovvero in base al principio della domanda e dell'offerta che caratterizza ogni sistema industriale e che riguarda, nel trasporto aereo, l'attività di pricing di ogni singola compagnia aerea, low cost o tradizionale che sia. Merita inoltre particolare attenzione il fatto che sempre in aumento sono i costi accessori non dipendenti dalla compagnia aerea: ad esempio l'aeroporto di Palermo, negli ultimi mesi, ha incrementato di 5€ le tasse aeroportuali causando un aumento del prezzo dei biglietti che ricade sui clienti, ma che non è imputabile ad Alitalia.
L'ESEMPIO SALTA SU: I GIOVANI SICILIANI PRIMI ACQUIRENTI
Alitalia, nel suo nuovo piano industriale, costruirà delle tariffe su misura dedicate a specifiche categorie di viaggiatori. La prima, già lanciata, è quella per i giovani under 26. I giovani siciliani hanno apprezzato molto queste tariffe che partono da 47€ a tratta: nei mesi di giugno e di luglio, con trend in crescita in agosto, la Sicilia, con oltre 16.000 biglietti venduti, è risultata la Regione in cui Alitalia ha venduto in assoluto più tariffe SALTA SU (34.000 prenotazioni da/per la Sicilia nei mesi luglio-agosto). Sulla base di questo successo, altre iniziative di questo genere sono oggi allo studio per dare la possibilità di viaggiare a prezzi convenienti anche ad altre fasce di viaggiatori quali, ad esempio, le famiglie e gli stranieri che vivono nel nostro Paese.
In sintesi, ci stupiamo dell'attacco del Presidente Crocetta che sembra aver voluto strumentalizzare, non sappiamo a quali fini, una "non verità" dimostrata dall'ampia disamina sopra esposta. Ci auguriamo che una maggiore serenità di giudizio possa albergare in future dichiarazioni».
Fin qui il lungo comunicato di Alitalia dopo le dichiarazioni del presidente Crocetta che ha annunciato la costituzione di una compagnia aerea siciliana che consenta ai 5 milioni di siciliani di viaggiare a prezzi accessibili. I siciliani non hanno lo sconto come i sardi, non hanno nessun incentivo per la «continuità territoriale», non hanno treni veloci e nemmeno un'autostrada praticabile per il Nord, e quindi Crocetta ritiene doveroso intervenire creando una compagnia siciliana di bandiera che prenda il posto di Wind Jet.
L'Alitalia nella sua replica dice due cose che non condividiamo. La prima è che la compagnia non è in posizione di monopolio perché «Catania-Milano è servita anche da Easyjet e Ryanair, e Catania-Roma è servita anche da Meridiana e Blue Panorama». Dimentica di aggiungere che Blue Panorama è in situazione di «concordato in continuità», cioè in situazione difficilissima, e quanto al resto la sostanza è che Alitalia ha circa l'80% del mercato siciliano e forse più. La seconda cosa che non condividiamo è quel paniere di prezzi che è stato illustrato e che riguarda i voli prenotati con largo anticipo: il caro tariffe su cui battiamo il chiodo riguarda i voli «last minute», i siciliani protestano per i 400 euro a/r Catania-Milano o Catania-Roma quando non possono prenotare per tempo e sono in stato di necessità. La sappiamo che si tratta di domanda e di offerta, ma ai siciliani manca un'alternativa. Se Alitalia non gradisce una compagnia siciliana, allora si accordi con Crocetta per stabilire un tetto alle tariffe dell'ultimo minuto. La Sicilia non è solo un mercato di consumo.
Tony Zermo – La Sicilia Sabato 27 Luglio 2013 Economia, pagina 12

venerdì 26 luglio 2013

L'intervista. Nino Pulvirenti analizza luci e ombre del sistema siciliano «Potenziare il sistema dei trasporti farebbe crescere anche il turismo»

Mare, spiagge, l'Etna e i beni architettonici sono il nostro tesoro: ma ci vuole più organizzazione e l'offerta migliori servizi
Taormina. «Ecco il nostro petrolio, il nostro gas, le nostre miniere di oro e argento. Il tesoro della Sicilia e dei siciliani».
Nino Pulvirenti si affaccia da una terrazza panoramica nel cuore del centro di Taormina e allunga lo sguardo. Il mare, Isola Bella, alle spalle si intravede anche l'Etna, a destra la macchia verde che segna la lunga fila di agrumeti che si spingono sino alla provincia di Catania. Un paradiso terrestre. E Pulvirenti insiste: «E' su questa materia prima che la Sicilia deve e può scommettere per rimettere in moto la sua economia. Credo che davvero in nessuna parte del mondo ci sia una concentrazione simile di bellezze naturali, di beni architettonici, di cultura, di sole e di neve, di mare e di montagna, un vulcano attivo. Sembra tutto così ovvio quando si dice, eppure ce ne dimentichiamo troppo spesso».
E allora, dopo avere ricordato che viviamo in una terra meravigliosa, chiediamo a Nino Pulvirenti perché questo Eldorado splende poco e male e rende assai meno di quanto potrebbe e dovrebbe. Che cosa non funziona nel sistema del turismo siciliano?
«Succede che per valorizzare tutto questo ben di Dio servono strutture adeguate, serve organizzazione, bisogna che i turisti trovino servizi, pulizia. E purtroppo non sempre sotto questo aspetto la Sicilia è in grado di offrire tutto ciò. Oggi, poi, ci troviamo di fronte al fatto che il turismo ricco, quello d'élite per intenderci, continua a funzionare, come dimostra anche adesso l'occupazione degli alberghi di lusso a Taormina e in qualche altro angolo della Sicilia. Questo perché si tratta di turisti che non hanno problemi economici, che, spesso, viaggiano con aerei privati, con grandi yatch e si spostano agevolmente anche quando fanno base in Sicilia. Il calo, invece, lo registriamo nel turismo di livello medio, molto importante perché con una massa maggiore di presenze crea un notevole movimento economico sul territorio. A frenare queste presenze, naturalmente, c'è la crisi, ma non solo. Anzi direi che il primo motivo sta nella crescente difficoltà che chi viaggia incontra nel sistema dei trasporti. Che costa sempre di più e scoraggia chi ha risorse limitate».
Pulvirenti non vorrebbe parlare di questioni legate al trasporto aereo, un po' per delicatezza (visto che ci sono molte questioni aperte che riguardano ancora la Wind Jet), ma anche perché la cosa, naturalmente, provoca ancora in lui un po' di rabbia e molti rimpianti. Ma la questione del trasporto aereo sta qui, sul tavolo, drammaticamente, confusamente, inevitabilmente. E, allora, qualcosa Pulvirenti deve dire.
«Dico che la realtà oggi è sotto gli occhi di tutti, il caro tariffe, il calo delle presenze negli scali siciliani con conseguente crisi anche di imprese che operavano in quelle strutture e aziende dell'indotto. Diciamo che ho una domanda e un forte rammarico personale in questo momento. La domanda è per il presidente della Regione, Crocetta, posta in maniera assolutamente bonaria e cortese, si capisce, anche perché ho per lui grande rispetto e molta fiducia nelle sue capacità: vorrei capire, però, come mai il governatore non ha posto sin dal primo momento in cima alla sua azione di governo la questione dei trasporti? Per la Sicilia questa è la vera priorità, per far funzionare il turismo, ma anche per tutta l'economia che ha bisogno di una viabilità moderna su strade e ferrovie, ma soprattutto di un sistema di trasporto aereo accessibile a tutti, visto che siamo un'isola. Il rammarico? Evidentemente sei mesi fa, quando incontrai il presidente Crocetta, non sono riuscito a spiegare con chiarezza l'importanza strategica, economica e sociale che avrebbe avuto per la Sicilia e per i siciliani il nuovo progetto Wind Jet, con il suo patrimonio acquisito negli anni, la visibilità, la fidelizzazione dei viaggiatori, le sue professionalità aziendali. Peccato, perché allora tante cose si potevano ancora fare».
Nino Pulvirenti si ferma qua sul tema trasporto aereo. Crocetta, evidentemente, quel discorso di Pulvirenti lo ha metabolizzato sei mesi dopo e ora sta provando l'improbabile, con l'idea della nuova compagnia aerea regionale. Si vedrà. Resta quel che Nino Pulvirenti dice e ribadisce: «Per valorizzare il turismo, così come molti altri settori della nostra economia, agricoltura in testa, serve una infrastrutturazione moderna, autostrade, treni veloci. E, soprattutto, un trasporto aereo che faccia viaggiare da e per la Sicilia a prezzi accessibili. Quel turismo medio che può ridare ossigeno alle nostre imprese può tornare soltanto così. Se, invece, anche stavolta come è accaduto spesso nella storia tormentata di questa terra, restiamo preda di qualcuno, saranno dolori e danni. Oggi siamo vittime di un sistema aereo in pratica monopolistico e fortemente condizionante. Se non ne usciamo presto pagheremo a lungo un conto pesantissimo».
Sette mesi d'estate, unicità spettacolari («i miei ospiti spesso mi raccontano -dice Pulvirenti - di visite emozionanti nel cuore dell'Etna»), ma qui bisogna pur arrivarci. Alla politica, dunque, l'impegno di accorciare le distanze. A tutti quella di sapere essere più puntuali nell'organizzazione, nel fornire servizi. E nel conservare e preservare come si farebbe con un tesoro questo paradiso terrestre.

Andrea Lodato - Nostro inviato La Sicilia - Giovedì 25 Luglio 2013 I FATTI, pagina 8

giovedì 25 luglio 2013

Alla Sicilia serve la continuità territoriale subito

Oltre alla dichiarazione di guerra all’Alitalia, il governatore Crocetta deve attuare sin da subito la continuità territoriale, stile Sardegna, che è ciò che serve nell’immediato alla Sicilia e ai Siciliani. 
Questo secondo me è il primo passo che la Regione Sicilia deve realizzare, per salvare capra e cavoli, parlando di turismo e di mobilità. 
E poi perché impelagarsi in una compagnia aerea a carico della regione? Non sono evidenti i risultati disastrosi dell'Ast? 
E il trasporto ferroviario con il relativo contratto di servizio ancora non sottoscritto con Trenitalia, non fa turismo e mobilità? 
Il turismo e la mobilità non si realizzano solo con il trasporto su gomma ma con un trasporto intermodale che la Sicilia ancora non ha. 
I siciliani aspettano risposte concrete e immediate e non i soliti fiumi di inchiostro e di parole.
Giosuè Malaponti - Presidente Comitato Pendolari Siciliani

mercoledì 24 luglio 2013

Crocetta: «Faremo una compagnia aerea siciliana» Trasporti. «I siciliani non possono dipendere dall'Alitalia»

Spezzare il monopolio.
«L'Alitalia non può sfruttarci»
«Sarà l'Ast, cioè Azienda siciliana trasporti»
«E' un'idea forte, ora dobbiamo realizzarla»
Vittoria. L'annuncio è importante, da lasciare sorpresi: «La Regione avrà una sua compagnia aerea low cost con il nome e la struttura dell'Ast, Azienda siciliana trasporti. Così spezzeremo il monopolio dell'Alitalia che sta spennando i siciliani». Il presidente Crocetta lo ha detto ieri nella sua visita a Vittoria (che tra l'altro sarà zona franca urbana). E il suo intervento è in sintonia con la campagna del nostro giornale contro il caro tariffe della compagnia di bandiera. Crocetta ha detto basta: la Sicilia deve tornare a volare attraverso l'Ast, l'azienda pubblica trasporti controllata dalla Regione siciliana e attualmente guidata dal prof. Dario Lo Bosco. «Presto opererà negli aeroporti siciliani a cominciare da Comiso con voli low cost. Firmerò in settimana la delibera per aprire all'Ast il mercato del trasporto aereo».
Ma se la Regione ha problemi economici come farà a sopportare l'onere di una compagnia di bandiera siciliana?
«Ma non ci vogliono molti soldi perché l'Ast ha già una sua struttura di base radicata nel territorio. Si affittano gli aerei e si parte, come fece Wind Jet che si è rovinata perché è andata dietro all'Alitalia che alla fine l'ha buttata giù».
La concorrenza sui cieli europei, e in particolare italiani, è fortissima. Ryanair e Easy Jet hanno una potenza di fuoco impressionante. La compagnia siciliana rischierebbe di andare subito in rosso.
«Ma noi abbiamo il dovere di crederci per non dipendere dagli altri e renderci autosufficienti. L'ideale sarebbe fare come Malta che ha sua sua compagnia, l'Air Malta. Anche l'esempio di Wind Jet serve a non commettere errori. La compagnia di Pulvirenti ha servito la Sicilia per oltre dieci anni trasportando milioni e milioni di passeggeri, soltanto in ultimo si è trovata con le spalle al muro e chi doveva porgergli una mano alla fine gli ha dato una pedata nel sedere. Questa compagnia dobbiamo farla perché i siciliani sono 5 milioni, non hanno autostrade, non hanno treni veloci, non hanno nulla per muoversi velocemente, almeno creiamo la compagnia aerea siciliana. La chiameremo Ast, o forse Trinacria, o qualcosa del genere, poi vedremo».
Ma se si partisse con il piede sbagliato che succederebbe?
«Semplice, restituiamo gli aerei presi in affitto e non ci perdiamo soldi. Ma partiremo comunque con le spalle coperte, nel senso che vedremo la situazione, sentiremo gli esperti, valuteremo come e quando muoverci, non andremo all'avventura. Oggi ho espresso una mia ferma determinazione, ora dobbiamo studiare come metterla in pratica».
Queste dichiarazioni sono state fatte a Vittoria, cioè nell'area di Comiso. C'è l'idea che la compagnia siciliana possa servire soprattutto al nuovo aeroporto di Comiso.
«In qualche modo è così perché la Sicilia del sud-est è bellissima, anche ben strutturata, ha solo bisogno di essere potenziata per potersi muovere, non dimentichiamo che quella di Ragusa è l'unica provincia che non ha ancora un solo chilometro di autostrada. E comunque Comiso può servire anche in caso di cenere dell'Etna sulla pista di Fontanarossa».
Il mercato siciliano è quello più redditizio. Proprio ieri «La Sicilia» ha scritto che bisogna rovesciare il ragionamento perché non è la Sicilia che ha bisogno dell'Alitalia, bensì è vero il contrario, è l'Alitalia che ha bisogno della Sicilia. Può darsi che Alitalia abbassi le tariffe per indurre la Regione a desistere.
«Calma. Come ci si può fidare di una compagnia come l'Alitalia che ha necessità di bilancio e che al momento opportuno può rialzare le tariffe a proprio piacimento? Non abbiamo nessuna garanzia e quindi abbiamo il dovere di continuare sulla nostra strada. E' da più di mezzo secolo che Alitalia viene a fare cassa in Sicilia e i siciliani hanno sempre pagato caro il trasporto aereo, senza avere la riduzione concessa ai sardi e senza nessuno sconto legato alla continuità territoriale. Il mercato è fortemente competitivo, ma dobbiamo dimostrare di potercela fare da soli. Se c'è riuscita tanto a lungo Wind Jet perché non dobbiamo ritentare? E' una sfida che dobbiamo sostenere per il futuro dei siciliani. Tra l'altro aiutiamo a risolvere un altro problema».
Quale?
«Quello del turismo. Perché Malta, che ha appena 420 mila abitanti, va così forte sul piano turistico? Perché ha una compagnia aerea che porta a Malta un imponente flusso di vacanzieri che in qualche modo vengono fidelizzati. Noi dobbiamo creare qualcosa del genere per portare più visitatori possibili in Sicilia. Possiamo vivere di turismo se i collegamenti aerei sono numerosi e a basso costo. I turisti in Sicilia non arrivano a causa delle tariffe alte, né possiamo incentivare questi voli perché per l'Unione europea sono aiuti di Stato. In conclusione, abbiamo il dovere di puntare ad una compagnia aerea siciliana, così possiamo farci la nostra barba senza dover ricorrere a un barbiere».

Tony Zermo – La Sicilia - Martedì 23 Luglio 2013 - Il Fatto, pagina 2

Il presidente dell'Ast, Dario Lo Bosco, chiarisce il senso delle dichiarazioni del governatore

Palermo. Il presidente dell'Ast, Dario Lo Bosco, chiarisce il senso delle dichiarazioni del governatore Rosario Crocetta: «L'Ast non diventerà una nuova compagnia aerea - spiega Lo Bosco -. Il gruppo Ast, semmai, essendo interamente partecipato dalla Regione, interverrà con tutte le proprie competenze per coordinare lo sviluppo di un sistema di trasporti integrati capace di offrire servizi completi ai turisti in arrivo all'aeroporto di Comiso, affinchè l'intera Sicilia Sud-Orientale sia servita in maniera ottimale e possa inserirsi adeguatamente nei circuiti internazionali».
Il primo passo, secondo Lo Bosco, riguarda l'Ast che si occupa di autolinee di trasporto passeggeri su gomma: «Attiveremo nuovi collegamenti in pullman fra l'aeroporto di Comiso e le altre città, affinchè i turisti che atterrano in questo scalo abbiano la possibilità di muoversi agevolmente e di raggiungere tutte le principali mete dell'Isola. Altrimenti, se da Comiso non si può andare da nessuna parte, resta uno scalo morto e poco appetibile».
Il presidente dell'Ast si sofferma poi sulla parte relativa ai collegamenti aerei: «Ast Aeroservizi, società controllata dall'Ast e quindi interamente a capitale regionale, che in atto gestisce l'aeroporto di Lampedusa, si occuperà del coordinamento di tutti i vettori low cost su Comiso, in sinergia con l'aeroporto di Catania, per fare crescere entrambi gli scali incrementando i collegamenti e facendo sì che a questi si aggiungano anche i trasporti intermodali (ferroviari, stradali e marittimi) che rendano possibile una completa capacità di viaggiare per tutto il distretto centrale e sud-orientale dell'Isola».
Il presidente dell'Ast affronterà, infine, sempre per Comiso, «la questione della dichiarazione di aeroporto di terzo livello, grazie alla quale si potranno attivare collegamenti aerei regionali e di breve gittata, al fine di assicurare la continuità territoriale a chi atterra qui. Da questo scalo, in sostanza, deve essere possibile per un passeggero proseguire su un altro volo verso altre città italiane e dell'area mediterranea. In sintesi, le mete non raggiungibili in coincidenza da Catania devono potere essere servite da Comiso».
michele guccione -
La Sicilia - Martedì 23 Luglio 2013 Il Fatto, pagina 2

«Macché aerei e roulette l'emergenza è sociale» Distanza fra gli Annunci del Palazzo e la gente disperata.

Ma tra il sindaco M5S e il presidente della Regione c'è dialogo.
Ragusa. Al signor Pippo, operaio edile disoccupato da due anni e mezzo, della compagnia low cost e dei casinò non sembra importagliene più di tanto. Anzi, per citare pedissequamente le sue parole, «nun mi ni futti ‘n ca... ». Ed è proprio nell'attesa, davanti al municipio di Ragusa, che cogli il senso della distanza fra gli annunci di palazzo e il ventre della gente disperata. Aspettando la giunta regionale, in arrivo a conclusione del tour ibleo. Una fantasmagorica macchina dei sogni che stupisce con effetti speciali - "mettere le ali" alla moribonda Ast come nel celebre spot di quell'energy drink, ma anche disseminare case da gioco per attirare ricchi turisti ludopatici in Sicilia - e che forse non sta più ascoltando la sofferenza dei siciliani. E dire che proprio l'esperienza di Ragusa, che ha dato un calcio nel sedere a tutti i partiti per diventare la seconda città "grillinizzata" d'Italia dopo Parma, dovrebbe essere un monito.
E se passi qualche minuto in piazza capisci perché qui le cose sono andate in un certo modo. C'è il giovane sindaco, Federico Piccitto, che passeggia e parla con tutti. Con il comitato spontaneo degli indigenti, quelli a cui è stato tolto il sussidio e che ora spulciano nell'iPad dei nuovi amministratori tutte le voci degli sprechi comunali, di quel contributo dato a quella festa piuttosto che a quella frazione marinara o a quell'associazione amica della vecchia amministrazione. «Io ho votato per i grillini - ci dice Pippo - e non me ne sono pentito, perché con questi ragazzi ci si può parlare, non si sono montati la testa». Anche perché, aggiunge una signora bionda che ha appena presentato il proprio bimbo biondo al neosindaco, «qui la situazione sta esplodendo, se non ci danno un minimo per campare scoppia ‘u ‘nfernu». Più in là c'è Pippo Gurrieri, del Cub Trasporti con maglietta No Muos, che vuole chiedere a Crocetta «un impegno, nel nuovo contratto di servizio con Trenitalia, per le ferrovie a Ragusa e provincia». Ovvero: «Non sopprimere il trasporto per gli studenti disabili, investire sulla metropolitana leggera, ripristinare il Treno Barocco»; ma soprattutto «non buttare in mezzo a una strada nemmeno un lavoratore». E poi c'è una rappresentanza dipendenti del Cnos-Fap: 300 in tutta la Sicilia da 20 mesi senza stipendio. «Noi chiediamo soltanto quello che ci spetta - dice con estrema dignità Gianni Iurato - per aver formato 2.700 ragazzi in 135 corsi l'anno. La formazione professionale in Sicilia è nell'occhio del ciclone, ma non si può buttare l'acqua sporca con tutto il bambino, qui c'è in gioco il pane di centinaia di persone oneste». Arriva l'assessore Nelli Scilabra, incontra cinque di loro. E intanto i grillini iblei parlano con la gente senza barriere. Ma senza fare promesse: «No, signuruzza - dice un collaboratore del sindaco a una donna che gli ha appena chiesto un «pusticeddu» per il figlio - questa cosa non si può fare. Ma con il reddito di cittadinanza anche suo figlio potrà avere un minimo».
Quale sarà l'accoglienza, nella capitale siciliana dei 5 Stelle, per il governatore che, inforcando il suo Megafono, si è autodefinito «più grillino dei grillini»? Fredda, dagli esponenti del Pd. A partire da Mario D'Asta, capo dei renziani iblei, che contappone un fuoco (amico) di sbarramento: «Non condividiamo le sue operazioni di trasformismo, penso che i congressi potranno chiarire molte cose». Eppure anche dentro il Pd c'è chi potrebbe rappresentare l'anello di congiunzione fra il gracchiare del Megafono e la pancia dell'elettorato che ha tradito il partito per votare il candidato di Grillo. Per fare nome e cognome: Valentina Spata, giovane democratragusana di "tendenza Civati", passata agli onori della cronaca nazionale per la sua (lungimirante) scelta di dissociarsi dalla gioiosa macchina da guerra di tutti i partiti, compreso il suo, contro Piccitto. «Io invece l'ho votato, così come hanno fatto tanti altri del Pd». E come sono state queste prime settimane nella Ragusa "departitizzata"? «La nuova amministrazione - dice Spata, che è anche assistente dell'assessore Scilabra - ha dimostrato voglia di fare, determinazione e competenza». E dopo la coraggiosa dissocazione prima del ballottaggio, c'è un'ipotesi che il "Pd 2.0" possa allearsi con Piccitto? Risposta diplomatico-ammiccante: «Noi siamo a disposizione per contribuire, da parte di Piccitto c'è la massima apertura. C'è un bel dialogo, con rispetto e ascolto reciproco, ci basta questo».
Il capogruppo del M5S all'Ars, Giancarlo Cancelleri, cerca un cestino per la "differenziata" del mozzicone di sigaretta appena spento. «Federi' - dice scherzosamente al sindaco - ma ora ci vogliono i raccoglitori delle cicche per tenere la città più pulita, altrimenti che abbiamo fatto, niente? ». Cancelleri, assieme agli altri componenti della commissione Attività produttive all'Ars, ha appena concluso una serie di incontri con le categorie produttive. «C'è un grido unanime di disperazione che arriva dall'agricoltura e dalla zootecnia di una città e di una provincia che sono sempre stati un traino per la Sicilia. Bisogna ascoltare, mettersi a studiare con umiltà e poi tornare da questa gente con proposte concrete e fattibili». Lo provochiamo sull'arrivo del governatore-rivoluzionario nella "Grilloland" sicula e Cancelleri replica: «Non c'è bisogno di portatori di rivoluzione, qui i ragusani l'hanno già fatta, la rivoluzione. Pensi piuttosto ad aiutare questa città a risolvere i problemi ereditati dal passato, recente e non».
Ma cosa chiederà il primo cittadino a Crocetta? «Di trasformare in fatti concreti la disponibilità e l'apertura che ci ha già dimostrato negli incontri che abbiamo avuto. Ragusa è una città con grandi difficoltà finanziarie aggravate dai ritardi nei trasferimenti della Regione, una città in cui l'emergenza sociale non è più sotterranea ma esplosiva e in superficie». Eppure il sindaco grillino guarda con ottimismo a «una Ragusa che ha progetti di cambiamento, a partire dall'energia e dall'urbanistica». Ma ricorda il mantra: «La priorità è risolvere l'emergenza sociale, non dimentichiamolo mai».
Arriva Crocetta. Che s'è appena congedato dal simpaticissimo sindaco-mignon di Comiso, Filippo Spataro. Jeans e polo bianca a maniche corte, ammette: «Mi sono messo la fascia, perché se no appena arrivano il presidente e gli assessori manco ci credono che sono il primo cittadino». Arriva il governatore che saluta con affetto sincero il padrone di casa ragusano. A Piccitto un colpo di carota («un sindaco bravo e innovatore, che si sposa con la mia linea di governo») e poi uno di bastoncino («se lui è un sindaco a cinque stelle io sono un presidente a sette stelle»). Con i giornalisti Crocetta dal suo sacco di doni tira fuori la guerra ad Alitalia e più roulette per tutti. La giunta a Ragusa discuterà anche una delibera per mettere in rete il meglio della ceramica siciliana. Se il signor Pippo, l'operaio disoccupato, ricordasse il sussidiario potrebbe avere un déjà vu: quello della regina Maria Antonietta che, alla vigilia della rivoluzione francese, invocava le brioche per chi implorava il pane. Ma il signor Pippo non l'ha studiata, la storia. E poi ci sono già troppe birre, dentro il suo corpo di potenziale rivoltoso, a stoppare la sua corsa verso la Bastiglia del caciocavallo.
Mario Barresi
- La Sicilia - Martedì 23 Luglio 2013 - Il Fatto, pagina 2

twitter: @MarioBarresi

L'Ast "vola", ma è senza benzina. Perplessità sull'operazione. Crocetta: «Ma non comprerà aerei».

Stancheris: «Comiso, piano industriale di Pulvirenti»
Comiso. Far volare l'Ast? Qualcuno dell'entourage della giunta regionale itinerante - con rispetto parlando - l'ha definita «una crocettata di mezz'estate». Eppure l'effetto-choc della proposta del governatore Rosario Crocetta - voli low cost affidati all'Azienda siciliana trasporti «per vincere il ricatto di Alitalia che fa pagare ai siciliani 400 euro per un biglietto di sola andata per Roma» - ha già fatto centro a metà mattinata. Il presidente stuzzica subito la curiosità dei giornalisti annunciando «una notizia bomba che ho il piacere di dare nella terra iblea che si attende sviluppo dall'aeroporto di Comiso». E poi dà una definizione come se volesse consegnare questa giornata ai libri di storia della Sicilia: «Questo è un atto rivoluzionario e insurrezionale, un esempio vero di autonomismo in difesa dei cittadini».
Ma una cosa è l'annuncio e un'altra è la messa in pratica della rivoluzione "aerea" di Crocetta. Il punto è: come si fa a mettere le ali all'Ast, una partecipata regionale con un bilancio-colabrodo (anche ma non soltanto per i debiti della stessa Regione), tanto più in un mercato, quello delle compagnie low cost, che sforna fallimenti uno dietro l'altro? Il presidente, appena sceso nella piazza del municipio di Comiso, sostiene che «l'Ast non deve certo comprare aerei e poi è il momento di mettere "in bonis" una società, che ha sofferto anche perché i precedenti amministratori regionali le hanno dato le corse più scarse per affidare quelle più produttive ai privati, mentre noi dobbiamo invertire questa tendenza».
Ma non sono pochi a dubitare della fattibilità dell'operazione. La persona che avrebbe la più diretta competenza in materia - l'assessore regionale alle Infrastrutture, Nino Bartolotta - si sfila elegantemente dall'imbarazzo di spiegare come mettere le ali all'Ast con un «la questione è gestita direttamente dal presidente, che ha lanciato l'idea e che la seguirà in prima linea nei prossimi giorni, con il nostro sostegno». E infatti oggi alle 18 ci sarà un incontro fra i componenti della giunta regionale interessati al progetto («praticamente quasi tutti», ridacchia Crocetta) e i vertici dell'Ast. «In effetti - ammette l'assessore regionale al Turismo, Michela Stancheris - questa può essere la chiave di volta per rilanciare il turismo, incrementando soprattutto le presenze degli italiani, spesso spaventati dalle inarrivabili tariffe dei voli da e per la Sicilia».
Agli "azzeccanumeri" - in testa l'assessore all'Economia, Luca Bianchi - il compito di capire come far decollare un carrozzone che aveva accumulato il credito record di 48,6 milioni da Palazzo d'Orléans e che a inizio del 2013 aveva 40 vetture ferme per mancanza di manutenzione, i lavoratori pagati con difficoltà e i creditori (Bnl, soprattutto, ma anche i fornitori di gasolio e manutenzioni) alle calcagna.
E allora come si concilia tutto ciò con l'annuncio di Crocetta («vogliamo fare presto e bene») sull'imminenza dell'operazione Ast? Una chiave di lettura, suggestiva e allo stesso tempo realistica, la fornisce l'assessore regionale alle Attività produttive, Linda Vancheri: «Potrebbe essere una provocazione positiva, un atto clamoroso che innesca un meccanismo virtuoso. In questo modo il presidente Crocetta ha innanzitutto messo in mora Alitalia e le principali compagnie su un problema reale, che è quello delle tariffe. Io sono convinta che Crocetta voglia andare in fondo a questa storia, ma è già un risultato aver dato un segnale chiaro alle compagnie, che adesso sono costrette a prendere in considerazione la denuncia della Regione, magari sedendo al tavolo col governatore. E poi è anche un messaggio agli imprenditori nazionali e non solo: in Sicilia c'è qualcosa che si sta muovendo. E non è detto che la low cost debba essere soltanto a totale capitale pubblico». Tanto più che l'assessore Stancheris rivela «un piano industriale che l'ex presidente di WindJet, Pulvirenti, ha presentato per Comiso, un documento che vorrei leggere al più presto».
Ma c'è chi - come il capogruppo del Movimento 5 Stelle all'Ars, Giancarlo Cancelleri - è piuttosto dubbioso: «Non vorrei che quest'ennesimo annuncio a effetto del presidente nascondesse la replica del "modello Alitalia" in salsa siciliana, con Crocetta nei panni di Berlusconi e un paio di suoi amici di Confindustria Sicilia nelle vesti di Colaninno. Magari con i privati che prendono il meglio della società per fare affari, mentre i debiti della "bad company" finiscono tutti sul groppone dei siciliani».
Mario Barresi – La Sicilia -
Martedì 23 Luglio 2013 - Il Fatto, pagina 3
twitter: @MarioBarresi