L'eventuale chiusura definitiva della linea ferroviaria Caltagirone-Gela
sarebbe un'ulteriore beffa per i siciliani.
Lo afferma Giosuè Malaponti, presidente del Comitato pendolari siciliani, che
paventa il rischio di una totale dismissione della tratta, alla luce della gara
d'appalto (con lavori peraltro già aggiudicati) per la rimozione degli apparati
sistema Gsm-R (803mila euro, Iva esclusa, per la tratta Caltagirone-Gela e per
la Avellino-Rocchetta).
«Tutto ciò non ci tranquillizza affatto - spiega - anzi ci fa presumere la
definitiva chiusura della tratta». Per il presidente del comitato pendolari,
questi lavori rischiano di decretare il "de profundis" per la tratta.
E buonanotte ai suonatori... Malaponti anticipa la richiesta, con i sindaci di
Caltagirone, Niscemi e Gela, «di un immediato incontro con i dirigenti di Rete
ferroviaria italiana e con i dirigenti dell'assessorato regionale alle
Infrastrutture per capire, una volta per tutte, cosa si voglia fare di questa
importante tratta ferroviaria a servizio delle province di Catania e
Caltanissetta».
«Due anni e otto mesi fa, era l'8 maggio 2011 - argomenta il presidente del
comitato pendolari - cedeva in località Angeli, crollando sulla Sp 39 che
collega Caltagirone con Niscemi, il ponte della ferrovia Caltagirone-Gela e, da
allora, tutto sembra bloccato come nel fermo immagine di un film. Non importa
se i treni non viaggiano più verso Gela, non importa se i pendolari sono
costretti a rinunciare al treno e usare l'auto per andare a lavoro o a scuola.
Sono ancora molti i lavoratori che da Caltagirone, Niscemi si riversano sul
petrolchimico di Gela. Non importa a nessuno se il trasporto di materiale
altamente pericoloso prima si spostava nelle più sicure reti ferroviarie mentre
adesso viaggia su gommato incrementando il già saturo trasporto viario.
«L'occasione del crollo del ponte - rincara la dose Malaponti - è stata di
sicuro la scusa per ridurre all'osso il numero di treni che collegano Gela e
Caltagirone con Catania. A oggi sono solo due i convogli regionali che
collegano le due città, il resto avviene con due, tre bus-sostitutivi che
impiegano oltre 2 ore. L'eventuale chiusura della tratta ferroviaria sarebbe da
addossare alla scarsa attenzione che la nostra classe politica presta alle
esigenze e ai bisogni dei propri territori.
«Ai siciliani non servono le grandi e faraoniche infrastrutture ma servono
questi modesti interventi a salvaguardia della mobilità, in considerazione del
fatto che, ad oggi, delle grandi opere infrastrutturali sono rimaste solo fiumi
di parole e di inchiostro».
A sostenere «le forti e fondate ragioni che depongono a favore della riapertura
della linea ferroviaria Caltagirone - Niscemi - Gela» è il sindaco Nicola Bonanno:
«Servono celeri interventi di ripristino, anche perché adesso, dato il
dissequestro del sito effettuato dalla magistratura più di sei mesi fa, Rete
ferroviarie italiane non ha più alibi per ogni ulteriore ritardo. E alla
Regione siciliana chiediamo di contribuire in maniera decisiva a fare chiarezza
su questa grave situazione, che costituisce una causa di ingiustificata
penalizzazione del nostro territorio».
La Sicilia - Mercoledì 15 Gennaio 2014 Catania (Provincia) Pagina 37