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martedì 9 luglio 2013

Caro tariffe la regione latitante. Solo i ricchi volano

Abbiamo segnalato come le tariffe aeree penalizzino i siciliani e siano un grosso handicap per il nostro turismo: 334 euro per un Catania-Roma e ritorno sono troppi, salta uno stipendio per una famiglia di tre persone, oppure dobbiamo concepire il viaggio aereo come un lusso per ricchi? La nostra segnalazione è un invito alla Regione a provvedere se non vogliamo che resti rachitico il nostro turismo, che ogni anno registra 12 milioni di passeggeri negli aeroporti siciliani a fronte di 24 milioni nelle sole Baleari di Spagna.
L'invito è alla Regione per due motivi: il primo è che esiste un apposito assessorato al Turismo retto da Michela Stancheris, molto brava e molto attiva, anche se insediata da pochi mesi e che in qualche modo deve intervenire sulla faccenda; il secondo motivo si riferisce alla diretta responsabilità del presidente Crocetta in quanto gli enti locali soci nella gestione degli aeroporti sono commissariati quasi tutti da persone di sua fiducia, e quindi è lui che è demandato a stabilire come intervenire d'accordo con la Stancheris.
Direte: ma le società di gestione degli aeroporti non possono imporre alle compagnie aeree di abbassare le tariffe. Questo non è vero, perché ad esempio da Malpensa arriva un esempio virtuoso di gestione delle coincidenze e delle tariffe. Fontanarossa non gestisce coincidenze per il solo motivo che non e! sistono, chi arriva a Catania si ferma a Catania. Diverso è per Palermo che ha un volo per gli Stati uniti avendo la pista sufficientemente lunga per i voli transcontinentali.
A nostro parere, Crocetta può fare alcune cose: 1) chiedere al governo di avere le somme relative ai 7 anni di cassa integrazione dei 550 dipendenti della fallita Wind Jet e con queste somme finanziare una nuova compagnia siciliana che recuperi i lavoratori e faccia una politica concorrenziale di prezzi bassi; 2) fare una cabina di regìa con un paio di manager esperti del settore che coordinino le attività degli aeroporti siciliani, i quali si muovono ciascuno per i fatti propri; 3) vendere gli scali con le giuste garanzie e i giusti controlli dando ai privati il compito di gestire gli scali siciliani, di realizzare le previste infrastrutture e di spingere sulla internazionalizzazione in modo da favorire il turismo in Sicilia, fermo da epoca immemorabile a poco più di 14 milioni di presenze annue. La società di gestione dell'aeroporto di Palermo ha dichiarato di avere intenzione di praticare la strada della privatizzazione, ma ancora non ha nemmeno nominato l'advisor per la valutazione dello scalo.
La rete aeroportuale è una «industria» indispensabile per l'economia siciliana. Finora le società di gestione hanno fatto sforzi apprezzabili, ma c'è bisogno di qualcosa di più. E questo «di più» dev'essere valutato da Crocetta e dalla Stancheris. Facciamo un solo esempio: se una famiglia vuol vedere l'Etna «patrimonio dell'Umanità» e per il viaggio occorre qualche migliaio di euro, magari sarà indotta a rinunciare per risparmiare. Moltiplichiamo questa famiglia per qualche migliaio di famiglie e vediamo quanto rischiamo di perdere. Ecco che così non si sfrutta una importante risorsa turistica. Lo stesso vale se qualche gruppo familiare vuole vedere lo stagnone di Marsala e il giovinetto di Mozia, oppure fare il bagno a Portopalo di Capo Passero, l'ultima spiaggia d'Europa.
In sostanza c'è la necessità di avere voli da e per! la Sicilia a prezzi sostenibili, e tutti debbono fare la loro parte. Facciamo un altro esempio. Sta muovendo i primi passi il nuovo aeroporto di Comiso, che finora sta spendendo in stipendi dei dipendenti senza incassare un euro. Se vogliamo che arrivi qualche compagnia è necessario il supporto dei villaggi turistici, degli imprenditori alberghieri e delle banche del territorio, altrimenti sarà difficile sopravvivere, a meno che non soccorrano i cargo per esportare i primaticci.
Non abbiamo in tasca nessuna ricetta miracolosa, diciamo solo che bisogna far qualcosa per la mobilità dei siciliani e per il nostro turismo facilitando in qualche modo una forte riduzione delle tariffe. I siciliani possono viaggiare solo con l'aereo, ma a nessun dev'essere permesso di approfittarne. Al limite può anche bastare un intervento del presidente Crocetta o del ministro dei Trasporti con i dirigenti di Air One, la low cost destinata a servire soprattutto gli scali siciliani. Lo scopo è quello di non pagare più di 250 euro un Catania-Roma e ritorno, pur prenotato all'ultimo momento: anche perché altrimenti resterebbero posti vuoti e quindi la compagnia non ha motivo di forzare troppo le tariffe. La verità è che ci vorrebbe un'Autorità di controllo sulle tariffe, ma siccome la questione riguarda soprattutto la Sicilia il governo nazionale è indotto a tralasciare. E questa è un'altra spina che Crocetta deve togliersi, tra le tante. Pensare che possano volare soltanto i ricchi è intollerabile.
Tony Zermo - La Sicilia - Lunedì 08 Luglio 2013 I FATTI Pagina 8 


lunedì 8 luglio 2013

Tariffe aeree troppo alte handicap per la Sicilia

L'Alitalia e la consociata Air One, che tra breve cambierà nome e look, stanno praticando prezzi insostenibili in Sicilia. E questo danneggia la mobilità dei siciliani e il turismo. Oggi, se non prenoti con largo anticipo, il Catania-Roma-Catania costa 334 euro e un Catania-Milano-Catania 387 euro. Ai tempi di Wind Jet un Catania-Roma e ritorno lo facevi con meno di 100 euro. Direte che la compagnia catanese è fallita per questo, e forse è anche vero, ma ciò non toglie che le tariffe troppo alte ci penalizzano come mobilità e come turismo.
Alitalia ha presentato l'altro giorno il nuovo piano industriale in cui si punta sugli aeroporti siciliani proprio perché la Sicilia è l'unica regione, tranne la Sardegna, in cui l'Alitalia non soffre la concorrenza dei treni veloci e dove non c'è altro mezzo per partire se non l'aereo. La compagnia di bandiera non è un ente di beneficenza, ha da preoccuparsi dei suoi bilanci in rosso, tuttavia si deve rendere conto che alzando le tariffe scoraggia i viaggi dei siciliani. Essendo in fase di lancio promozionale, farebbe dunque bene ad attenuare le tariffe sulle prenotazioni «last minute».
La Sardegna ha le tariffe agevolate per la «continuità territoriale», la Sicilia no, perché a suo tempo il ministro dei Trasporti Signorile decise che la Sicilia «non è isolata», quindi «non è un'isola». Vai a spiegare ai leghisti contrari al Ponte e allo stesso sindaco scalzo di Messina che abbiamo ancora i treni tradotta che impiegano due ore per trasbordare da una costa all'altra, che i prezzi dei traghetti sono cari anch'essi perché decisi da monopolisti, che l'autostrada Salerno-Reggio Calabria è ancora in fieri e che quando Dio vuole sarà ultimata si troverà sempre davanti a quel braccio di mare di 3300 metri. In sostanza la Sicilia è rimasta ferma a prima della guerra, non è cambiato nulla, se non per la realizzazione di alcune autostrade. I prezzi degli aerei sono quelli inaccettabili di 20 anni fa, allo Stretto paghiamo la vergogna di essere incapaci di realizzare un progetto, a Fontanarossa non troviamo 140 milioni per allungare la pista dell'aeroporto più affollato da Roma in giù. Come diceva Vito Scalia, la Sicilia è un gigante dalle braccia troppo corte. E qualche siciliano, diciamo noi, ha le braccia troppo lunghe.
Servizio 6 - La Sicilia - Sabato 06 Luglio 2013 Prima Pagina, pagina 1